1000 anni in Tunisia I luoghi della memoria

Archeologia Viva n. 6 – luglio/agosto 1989
pp. 50-57

di Judith Lange

Pietra dopo pietra le rovine di questa vicinissima terra africana hanno condotto il nostro inviato in un indimenticabile viaggio attraverso il tempo

La KairthKhadeshat, la “città nuova”, fondata dai fenici di Tiro nel IX sec. a.C., è legata alla moderna Tunisi da una superstrada che taglia dritta come una lama l’immenso lago interno, prima di sboccare sul porto della Goulette.

Da qui, un primo approccio a Cartagine – Salammo, disorienta: poco si intuisce e molto si deve immaginare, osservando le poche rovine e qualche stele disseminata qua e là sul celebre tofet, il santuario della dea Tanit e del dio Baal Hammon.

È qui che la regina della civiltà punica, un tempo la più ricca metropoli del mondo (lo storico Strabone parla di 700 mila abitanti, ma sembra più realistica una stima di 200 a 400 mila persone), consumava i suoi sacrifici rituali.

Sul terreno furono trovate le urne con le ceneri dei figli dei nobili, sgozzati e bruciati, per invocare la benevolenza del dio Baal, dispensatore della prosperità, delle piogge e dei venti.

Da questo luogo di morte si scende verso i due bacini dei porti punici, quello commerciale, ormai una laguna stagnante dalle rive sfrangiate, e quello di guerra, dalle acque putride su cui si affaccia qualche villetta.

Da qui, dunque, partì la temibile flotta dei cartaginesi alla conquista del mondo mediterraneo ed oltre: «I fenici… abili navigatori… imbroglioni… trafficanti di gingilli», così li descrive ad Ulisse il guardiano dei porci, Eumeo, nell’Odiessea (libro XV, v. 415).

La terza guerra punica (Catone: «… censeo Carthaginem delenda esse») segna la fine della civiltà fenicia. Ci vorranno tre anni, dal 149 al 146 a.C., per vincere Cartagine, che in dieci giorni viene rasa al suolo nonostante i rimorsi di coscienza di Scipione Emiliano.

Per quasi un secolo e mezzo, la città cova nelle suo rovine prima di risvegliarsi sotto la spinta della romanizzazione: nel 19 a.C. Augusto invia tremila coloni in Nord Africa; gli dei Baal e Tanit indossano le vesti romane di Saturno e Giunone Celeste, sull’acropoli il tempio di Eshmoun lascia il posto al Capitolium. […]