Hal Salflieni: il grande ipogeo Gli antichi abitanti di Malta

Archeologia Viva n. 5 – maggio/giugno 1989
pp. 46-53

di Emiliana Petrioli

I suoi tre piani sprofondano per undici metri in un vero labirinto sotterraneo di trentatré ambienti per una superficie di ben 500 metri quadri

L’ipogeo maltese si presenta quindi come eccezionale unicum delle più antiche civiltà mediterranee

Intagliato per mezzo di cunei e bastoni da scavo infissi con pesanti mazzuoli di pietra nel tenero calcare a globigerine caratteristico dell’arcipelago maltese, l’ipogeo presenta una pianta labirintica. I tre piani, armoniosamente sovrapposti, si diramano in una serie numerosa di camere, cellette e loculi, spesso intercomunicanti, dalle pareti decorate e scolpite.

Un vero tempio sotterraneo, sede di riti collegati al culto della Dea Madre e luogo di sepoltura, è ricavato al piano centrale. Forse il massimo monumento del periodo aureo della cultura megalitica mediterranea (4100-2500 a.C.) ha per attuale ingresso una porta a vetri, inquadrata da un trilite posticcio, all’interno di un moderno caseggiato.

Le circostanze della scoperta furono casuali. Era l’anno 1902 quando un gruppo di operai impegnati nella edificazione di alcune case e nello scavo di una cisterna per l’acqua piovana, sfondarono il soffitto di una camera dell’ipogeo: individuati numerosi resti di scheletri umani cosparsi di ocra rossastra, colsero immediatamente l’importanza di quanto stava tornando alla luce.

L’impresario edile decise però di informare le autorità del museo archeologico a lavori ultimati e utilizzò i locali sotterranei come discarica arrecando danni irreparabili alla struttura.

L’accesso ai locali era impedito dalle nuove costruzioni e si decise infine di ricavare l’attuale ingresso ‘posticcio’. In prossimità dell’ingresso originario si trovarono, pochi anni più tardi, resti evidenti di una struttura megalitica: non è escluso che si trattasse di un tempio. […]