Lo scavo nel computer Scienze per l'archeologia

Archeologia Viva n. 4 – marzo/aprile 1989
pp. 76-77

di Neda Parmegiani

Il calcolatore è ormai uno strumento irrinunciabile dell’archeologia

Ecco come la missione italiana a Tell Barri ha risolto i complessi problemi dell’archiviazione e dello studio a distanza dei dati

Una caratteristica delle discipline archeologiche è la grande quantità di informazioni che l’archeologo si trova a gestire.

La quantità e la varietà dei dati sono tali che può accadere, anche nella fase finale dello studio, di non riuscire a mettere in giusta evidenza tutti gli aspetti dello scavo, prediligendone alcuni a scapito di altri.

Con sforzi e costi limitati, il computer permette ora di affrontare il problema; questo si presenta infatti come un potente strumento utile non solo per la gestione dei dati, ma anche per il loro approfondimento.

Il mondo dell’archeologia è stato fra gli ultimi ad accostarsi al computer, la cui utilizzazione ha richiesto d’altra parte un delicato lavoro di adattamento alle particolari esigenze della disciplina da parte dei prodotti disponibili sul mercato.

Possiamo brevemente ricordare che il perfezionamento di questo strumento, nato durante l’ultimo conflitto mondiale, ebbe come primo risultato la messa a punto di un calcolatore elettronico digitale programmabile a valvole. Si passò poi al computer a transistor ed infine a quello a microprocessori.

È con la nascita di questi tipi di calcolatore che si è sviluppata la possibilità di intervenire facilmente nella programmazione per far fronte ad esigenze particolari tramite la creazione di programmi “ad hoc”.

Si è potuto così elaborare il software personalizzato, cioè dar vita ad un insieme di istruzioni che permettono al calcolatore di risolvere i problemi che si stanno affrontando.

I primi lavori effettuati nel campo delle scienze archeologiche, nel decennio dal 1960 al 1970, si limitarono per la maggior parte dei casi a studi statistici concernenti gli “insiemi materiali”.

Ma anche in questo caso si era ricorso a programmi di analisi statistiche usati in altre discipline e i risultati non sempre furono accettabili.

È solo agli inizi degli anni Ottanta, con l’avvento del Personal Computer, che questo apparecchio si diffonde soprattutto per la creazione di banche dai e per la gestione di dati bibliografici.

Ancora oggi la maggior parte delle richieste informatiche del mondo archeologico si indirizzano in particolare più alla creazione di banche dati (memorizzazione e gestione di dati) e ad analisi statistico-matematiche che alla creazione di programmi di elaborazione veri e propri. […]