Le donne degli Aztechi Nel Messico precolombiano

Archeologia Viva n. 4 – marzo/aprile 1989
pp. 56-63

di Caterina Rossi e Daniela Zanin

La società marciava sul ritmo della vita maschile come nella conosciuta Europa ma potevano trovare spazio gli spiriti liberi e particolari tipi di professione

La civiltà azteca riporta alla mente l’idea di un mondo nuovo, ricco di verità nascoste. In realtà molti misteri sono già stati svelati dalle cronache e dai diari di Bernardino de Sahagùn, di Bernal Diaz del Castillo e di molti altri scrittori e cronisti che nel XVI secolo raccolsero le notizie direttamente dagli ultimi Aztechi.

Un’altra essenziale fonte di studio sono i codici manoscritti pittografici indigeni, riccamente illustrati, che ci testimoniano una società culturalmente raffinata, forse immersa, all’epoca della conquista spagnola, in una sua fase “rinascimentale”.

Le cronache si riferiscono principalmente ai messicani che popolavano le ricche e sfarzose città del tempo, al margine delle quali i contadini conducevano la loro vita semplice e anonima. In questo ambito quali furono i ruoli e le funzioni sociali delle donne?

Nelle pagine del Codice Fiorentino il cronista Bernardino de Sahagùn sottolinea che gli Aztechi consideravano la donna “cuore della casa”, paragonandola alla cenere stessa del focolare. Le ragazze erano esortate a conservare la verginità sino al matrimonio, ad essere ubbidienti, operose e gentili.

Compito della madre era quello di crescere e proteggere i figli

La donna di mezza età riceveva rispetto se era abile nei lavori domestici e se si comportava con diligenza e discrezione. Dovere delle nonne era infine quello di rimproverare i nipoti e trasmettere ai giovani le tradizioni culturali.

Quando nasceva una bambina i genitori consultavano un sacerdote-indovino per assicurarsi che la data corrispondesse ad un giorno favorevole del calendario rituale; in caso contrario si posticipava il “battesimo” ad una data più fausta.

La levatrice sotterrava il cordone ombelicale della neonata vicino al focolare domestico e sotto una macina di mais, a sottolineare che la casa era il centro della vita femminile. Alcuni giorni dopo i familiari organizzavano una festa che culminava nella cerimonia del bagno rituale e dell’imposizione del nome.

L’educazione vera e propria della bambina iniziava verso i tre anni: la madre le impartiva inizialmente semplici consigli e le assegnava piccoli compiti nelle faccende domestiche. Nel corso degli anni la fanciulla imparava a macinare il mais e a preparare le focacce di granoturco (tortillas), a cucinare, a filare, a tessere, a ricamare e a tenere ordinata la casa.

A Tenochtitlan, la capitale azteca, le ragazze potevano completare la loro educazione presso scuole di quartiere e sotto la guida di donne particolarmente stimate.

Inoltre, per un certo tempo, era loro dovere servire gli dei presso uno dei numerosi templi aiutando le sacerdotesse a mantenere puliti i luoghi di culto e a preparare le cerimonie. […]