Muthina Mutina Modena Radiografia di un territorio

Archeologia Viva n. 4 – marzo/aprile 1989
pp. 50-55

di Luigi Malnati

Gli ultimi cinque anni di ricerche hanno permesso di ridisegnare la storia di questa terra dall’età del Bronzo al Medioevo nel quadro di vari momenti dei civiltà che hanno interessato la Pianura Padana

Nel 183 a.C. nasce Mutina, colonia romana, ma in realtà è con la media età del Bronzo che per la prima volta si afferma attorno a Modena una civiltà complessa, quella “terramaricola” (terre marne erano chiamati in Emilia terreni scuri, fortemente organici, ottimi per la concimazione). I villaggi terramaricoli, a differenza dei precedenti insediamenti, per esempio di età neolitica, potevano assumere dimensioni anche considerevoli, fino a 20 ettari (vedi AV n. 2, p. 19).

Uno di questi insediamenti è stato scavato a Tabina di Magreta. I dati ricavati, uniti al riesame dei grandi scavi ottocenteschi, mostrano una società articolata con un’economia agricola molto sviluppata, in cui si affermano alcuni ruoli sociali specifici, come quello degli artigiani.

La civiltà del Bronzo emiliana appare in grado di incidere in modo massiccio sul territorio: è significativa la costruzione dei grandi fossati, sulla cui effettiva funzione si sta indagando, che dovette impiegare diverse decine di persone e molte giornate di lavoro.

Si tratta certamente di grandi imprese collettive che coinvolgevano più comunità e che indicano l’esistenza di autorità politiche in grado di coordinare sforzi comuni; anche tra i diversi centri sono evidenti rapporti economici che sembrano legare gli insediamenti in un sistema politico più vasto capace di assumere il controllo di un territorio ben delineato.

È un’evoluzione che le ricerche svolte intorno a Modena sembrano potere collocare a partire dal XV secolo a.C., quando si è potuto constatare anche un notevole incremento demografico, forse spiegabile con l’arrivo di gruppi di coloni in val Padana.

Si cerca così di individuare le caratteristiche concrete del modo di vivere e dei rapporti economici e sociali all’interno della società terramaricola, un tempo descritta in termini quasi romanzeschi, anche da studiosi autorevoli come Patroni, come una sorta di società collettivistica ante litteram.

Ne esce un quadro più complesso, nel quale all’immagine di una società economicamente prospera non corrisponde l’emergere di differenziazioni sociali basate sulla ricchezza, ma sull’autorità personale all’interno di precisi rapporti tribali e gentilizi, in qualche modo a metà tra preistoria e protostoria.

Proprio dall’analisi delle strutture sociali dell’età del Bronzo Medio e Tardo si potrà forse ricavare una chiave di lettura nuova della grave crisi che colpì anche la pianura Padana e il territorio modenese nei secoli posteriori al 1200 a.C.

Le successive presenze sul territorio modenese si datano dalla fine del IX sec. a.C. e consistono soprattutto nel rinvenimento di gruppi di tombe villanoviane, prevalentemente a incinerazione, concentrate essenzialmente lungo la vallata del Panaro, a est di Modena.

I legami di questi nuclei insediativi con la vicina civiltà villanoviana dell’etrusca Felsina, in formazione proprio in questo periodo, sono piuttosto stretti e si estendono per tutto l’VIII e il VII secolo a.C.

È però evidente che questi piccoli centri, dediti certamente a una agricoltura di autosostentamento, mantengono una relativa autonomia nei confronti del centro principale. […]