Archeologia Viva n. 4 – marzo/aprile 1989
pp. 34-48
di Franco Marzatico e Renato Perini
Nella torbiera di Fiavé in trentino un tempo occupata dalle acque del Lago Carera si sono eccezionalmente conservate strutture e testimonianze di vita di molti insediamenti su palafitta
Finalmente è stata documentata la costruzione in acqua di questo tipo di abitazione preistorica
Dopo le prime scoperte di resti di villaggi palafitticoli avvenute in Svizzera nel 1854, si era imposta la teoria secondo la quale le palafitte sarebbero state erette, per motivi di sicurezza, sopra una vasta piattaforma poggiante su pali piantati entro lo specchio d’acqua dei laghi alpini.
Da circa trent’anni questa teoria è stata in parte sovvertita da quella secondo cui i villaggi preistorici lacustri sarebbero stati per lo più eretti lungo la sponda dei laghi e che solo in seguito questi stessi villaggi sarebbero stati sommersi per l’innalzamento delle acque: tale fatto spiegherebbe il rinvenimento di palificazioni sotto il livello dell’acqua.
Lo scontro fra due opposte teorie si è protratto per anni. La stessa, ormai celebre, palafitta di Ledro ha alimentato tale dissidio, essendovi chi sosteneva che fosse stata eretta entro il lago e chi, invece, affermava che il villaggio fosse sorto sulla sponda e quindi slittato nel lago.
Ora, gli scavi sistematici eseguiti nella zona archeologica della torbiera di Fiavé hanno apportato elementi decisamente chiarificatori sull’esistenza degli abitati palafitticoli e, soprattutto, sulla struttura degli stessi, anche in ordine alle varie fasi del loro sviluppo. I molti reperti aprono anche una nuova prospettiva per lo studio dell’età del Bronzo nell’area Sudalpina.
L’ambiente della torbiera di Fiavé è del tutto particolare: quasi nascosta nell’angolo meridionale della Giudicarie esteriori, la torbiera occupa l’alveo dell’antico lago Carera, scomparso nel tempo per totale intorbamento.
Il lago, stretto fra i monti, era chiuso a nord dalle ondulazioni del grande terrazzo morenico su cui sorge il paese di Fiavé. Gli scavi fino ad oggi hanno interessato un’area complessiva di circa 800 mq: la decima parte di quella che doveva essere, presumibilmente, l’estensione dell’abitato palafitticolo.
Attraverso queste ricerche è stato possibile individuare due zone di insediamento: la prima, gravitante su una minuscola isola posta a poca distanza dalla sponda meridionale di quello che era l’antico lago Carera; la seconda, in una vicina insenatura del lago. […]