Archeologia Viva n. 4 – marzo/aprile 1989
pp. 12-19
di Edda Bresciani
La moda “all’egiziana” rinvigorita dalla campagna napoleonica nella terra dei faraoni trova uno dei suoi esempi più tipici e meno noti a Lucca nel salotto di Maria Luisa di Borbone
Lo stile egittizzante, funereo ed ermetico – massonico – della fine del ‘700 è stato definito lo stile della rivoluzione francese; ed è vero che produsse a Parigi monumenti fra i più curiosi (l’obelisco in tela eretto nel 1792 in Place des Victoires al posto della statua di Louis XIV, la Isi in trono voluta dal David nel 1793 sulle rovine della Bastiglia…) e architetture egittizzanti nelle insegne di negozi e sulle facciate, come quella della casa di Place du Caire, che – datata 1798 – mescolava curiosamente lo stile gotico con quello faraonico.
La campagna napoleonica in Egitto, dal 1798 al 1800, intensificò naturalmente la moda egittizzante; ma – col susseguirsi nella pubblicazione dei volumi della Expedition, col moltiplicarsi delle edizioni di disegni e di schizzi dal vero dei monumenti faraonici come quelli del Voyage dans la Basse et la Haute Egypte, di Dominique Vivant Denon – ormai l’Egitto antico viene conosciuto in Europa “fotograficamente” e, direi “folkloristicamente”, intessuto con l’Egitto musulmano contemporaneo, che diventa, sotto il pennello di tanti pittori, l’Egitto di maniera “all’orientale”.
Lo stile dei prodotti del gusto egittizzante d’epoca napoleonica ha avuto anche il nome di “retour d’Egypte”, poiché, coscientemente, collegava il mito dell’Egitto dei faraoni alla leggenda napoleonica che si veniva formando nutrendosi della spedizione egiziana e dell'”immaginario” che ne derivava.
Conseguenza “casalinga”: lo stile “Impero” nei mobili – che utilizzava però ampiamente i motivi “settecenteschi” ellenistico-faraonici tipici dei ‘designers’ Caylus e Piranesi – e la decorazione di arredi e delle pareti ispirata a temi egiziani. […]