Tell Barri Uno scavo italiano nella Siria settentrionale

Archeologia Viva n. 3 – gennaio/febbraio 1989
pp. 32-43

di Paolo Emilio Pecorella

Le ricerche su una delle molte alture del Vicino Oriente, formate dalle rovine degli insediamenti succedutisi nel tempo, hanno portato alla luce 5000 anni di storia

Qui i Hurriti edificarono la città templare di Kahat

Una mattina di primavera di ventotto anni fa, due persone salivano la china di una collinetta di 32 metri che si eleva sulla riva destra del fiume dell’alta Siria.

Il luogo veniva identificato sulle carte come Tell Barri, e Barri era il nome dello sceicco sepolto in una tomba coperta da un baldacchino rozzamente costruito, alla sommità dell’altura, circondato da una schiera a perdita d’occhio di sepolture, talvolta provviste di un lastrone di basalto nero o di calcare biancastro.

I due viaggiatori cercavano, in quest’area lontana dai grandi centri come Damasco e Aleppo, una località interessante per le proprie indagini archeologiche. Scendendo dalla sommità, lungo la ripida china, in una delle due case di contadini costruite sulla città bassa, fu loro mostrata una lastra di basalto e frammenti di altre con iscrizione cuneiforme incisa in bei caratteri.

L’iscrizione, studiata e pubblicata nel 1961 da un noto studioso belga, Gorge Dossin, si rivelò preziosa per l’identificazione della località durante il II millennio: Kahat. Al nome si aggiunsero, naturalmente, una serie di notizie desunte dalla letteratura cuneiforme: si trattava dell’importante centro templare di una delle città del regno hurrita di Mitanni, stato fiorito della Siria settentrionale tra il XV e il XIV sec. a.C. e, in precedenza, staterello indipendente durante il XIX-XVIII secolo prima dell’annessione al regno di Mari, grande città sul corso dell’Eufrate.

L’area del fiume Habur (il Chaboras di Strabone) è ricchissima di siti antichi grandi e piccoli: alle culture contadine di villaggi del V e IV millennio, succedono, durante il III millennio, grandi centri urbani, primo tra tutti la località di Tell Brak, che si trova a dieci chilometri a sud di Tell Barri.

Ciononostante un sito che è stato identificato come un centro importante presenta per gli archeologi una fatale attrattiva. Questa, tra il  1969 e il 1979, è stata però frenata dalla presenza del cimitero alla sommità del tell: come fare per scavare, senza provocare risentimenti e resistenze da parte della popolazione locale che avrebbe sicuramente visto l’impresa come una profanazione della santità dello sceicco Barri, intorno al quale si erano seppelliti i defunti di tutta l’area circostante?

Nonostante questa difficoltà, dopo un paio di viaggi di ricognizione nella regione, insieme al collega filologo Mirjo Salvini, si concluse che l’esplorazione archeologica di una località tanto importante era imperativa.

Il problema alla base dello scavo non era soltanto nell’identificazione della città, ma in un quesito non risolto nell’ambito degli studi delle culture antiche del Vicino Oriente: quello della conoscenza più dettagliata, o semplicemente di una maggiore informazione, di un popolo (ben noto dalle fonti ma poco dal punto di vista archeologico, sia per quanto riguarda la cultura materiale che quella artistica), quello dei Hurriti che, come si è accennato, si coagularono in uno stato durante la seconda metà del II millennio a.C.

Tell Barri, inoltre, si presentava, sin dall’inizio come una importante occasione per recuperare dati utili alla miglior comprensione della presenza romana nell’alta Siria. Infatti gli strati superiori dell’acropoli (o del tell vero e proprio), a giudicare dal materiale ceramico raccolto in superficie, dovevano risalire al secolo intorno all’era cristiana, oltre che a un medioevo islamico, più o meno contemporaneo al periodo di Saladino.

Lo scavo, iniziato nel 1980, ha mantenuto le sue promesse e altre ne tiene in serbo. L’indagine dei primi anni ha stabilito quella che si chiama la sequenza, in parte archeologica e, in misura minore, desunta dalle fonti letterarie; una sequenza che va dal IV millennio sino al XIV sec. d.C., senza contare l’ultima occupazione, quella dell’attuale necropoli, che deve avere avuto il suo inizio intorno al 1940, quando la regione ha cominciato a vedere la sedentarizzazione dei beduini e un rinnovato sforzo per l’agricoltura, specie dopo la costituzione della Repubblica Araba di Siria. […]