Montebelluna: un territorio fra Veneti e Romani Obiettivo su...

Archeologia Viva n. 125 – settembre/ottobre 2007
pp. 60-67

di Autori Vari, a cura di Emanuela Gilli

La fiorente cittadina adagiata nel cuore della pianura trevigiana sta rivelando un prestigioso ruolo storico nell’ambito del popolamento preromano e romano tra il Brenta e il Piave e nei rapporti con gli insediamenti transalpini e danubiano-balcanici

Intanto le ricerche della Soprintendenza per i Beni Archeologici e l’attività del locale Museo Civico hanno già determinato una forte visibilità nell’archeologia del Veneto

Montebelluna deve molto alla complessità del suo territorio, caratterizzato dalla convivenza di diversi ecosistemi, e alla posizione geografica, allo sbocco in pianura della valle del Piave. Il centro attuale, poco distante dal fiume, giace ai piedi di un rilievo chiamato appunto Collina di Montebelluna (quota massima Capo di Monte a 191 metri) che con il limitrofo Montello costituisce un complesso collinare leggermente avanzato rispetto alle alture subalpine più a nord.

Importante ai fini delle ricerche geo-archeologiche è la depressione che separa questi due rilievi, corrispondente al segmento di una valle morta interpretata come il meandro di un fiume scomparso (il Paleopiave o, secondo alcuni, il Paleobrenta). Rilevante è poi la presenza di doline, dovute alla natura carsica del territorio, ormai difficilmente individuabili a causa dell’intensa attività agricola.

Il rilievo collinare appena citato è protagonista delle indagini sui periodi più antichi: proprio nell’area di Capo di Monte si concentrano le attestazioni del popolamento dal Paleolitico medio alla media e recente età del Bronzo. Questi periodi sono documentati da reperti frutto di raccolte di superficie effettuate da gruppi di appassionati a partire dagli anni Sessanta.

Il Paleolitico medio è rappresentato da una serie di nuclei e strumenti in selce (punte e raschiatoi) realizzati con tecnica Levallois, che permettono, quindi, di riferire tale frequentazione al Musteriano (300.000-40.000 anni fa).

Il Paleolitico superiore è, per ora, poco documentato: sono stati rinvenuti solo alcuni manufatti e strumenti in selce riferibili all’Epigravettiano (17.000-13.000 a.C. circa). Un consistente gruppo di reperti da Capo di Monte attesta invece una buona frequentazione dell’area durante il Mesolitico recente (8000-6000 a.C. circa); a questo periodo sono riferibili nuclei a microlamelle e strumenti in selce ricavati da supporti laminari di ridotte dimensioni. […]