Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 125 – settembre/ottobre 2007

di Piero Pruneti

Presentiamo in esclusiva su questo numero i risultati, finora ottenuti, della Missione archeologica dell’Univer­sità di Bologna che da cinque anni opera in Anatolia nel sito di Tilmen Höyük (provincia di Gaziantep, non lontano dal confine con la Siria) in piena collabora­zione con i colleghi turchi.

L’articolo, curato dallo stesso direttore delle ricerche, Nicolò Marchetti – un brillante passato di scavi a Ebla sotto la guida di Paolo Matthiae e poi a Gerico (vedi AV nn. 66 e 74) –, ci dà la misura dell’importanza delle indagini in corso per la rico­struzione di un’antica fase della storia mediterranea, quando nel Vicino Oriente fioriva l’esperienza delle città e dell’organizzazione “statale”, con un’Europa, in confronto, ancora “a luci spente”.

Lì, ai bordi della catena del Tauro, come nell’interno anatolico, sulla vicina costa libanese e poi nella steppa siriana, nella verde Mesopotamia e nella valle del Nilo, l’umanità conduceva le sue esperienze storiche d’avanguardia.

In tutto questo, Tilmen svolse un ruolo che non fu di semplice aggregazione urbana per gente che aveva bisogno di commerciare, produrre beni artigianali, stare in un luogo sicuro per la vita e per le ricchezze accu­mulate. Tilmen ebbe digni­tà di capitale, con una burocrazia ammi­nistrativa, un re che dava udienza e rendeva giusti­zia nella sala del trono, templi per i culti ufficiali, una struttura fortificata formidabile. Si sta parlando di un’epoca fra il III e il II millennio a.C.

Lentamen­te, nei secoli, da quest’area la civiltà si è trasferita verso occidente, e sempre più chiaro appare quanto l’Europa sia ad essa debitrice di storia.

Tuttavia, metteremmo in evidenza solo una parte dei risultati della missione italo-turca a Tilmen se dimenticassimo la costan­te preoccupazione dell’intera équipe di trasferire le scoperte archeologiche sul piano della comunicazione diffusa – a partire dalla presa di coscienza e dall’ar­ric­chi­mento culturale degli stessi abitanti del luogo – e sul piano dello svilup­po della regione interessata.

Tradot­to in prati­ca, questo ha significato la creazione di un parco archeologico-ambientale che tuteli e promuova il territorio (non c’è tutela se non si coinvolge la popolazione in un virtuoso processo cultura­le ed economico). Il Parco di Tilmen si inaugura il 17 ottobre. È una festa turca e italiana, nella coscienza di avere costruito un brano di futuro salvando un passato comune.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”