Incontro con Roberto Ciarla La voce della storia

Archeologia Viva n. 124 – luglio/agosto 2007
pp. 68-70

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«Quelli che noi chiamiamo cinesi sono in realtà uno dei popoli più multietnici del pianeta»

«Stiamo parlando degli “uomini del Paese di Mezzo”»
«È una storia identitaria che affonda in un sistema di valori elaborati nel I millennio a.C.»
«La Grande Muraglia fu uno spartiacque culturale che si offrì come una straordinaria linea di contatto tra popolazioni asiatiche diversissime»
«Il rispetto del passato è uno dei pilastri della civiltà cinese»
«Per tutta l’Asia orientale esiste un grave problema di conservazione dei monumenti e di formazione di restauratori professionisti»

Abbiamo incontrato Roberto Ciarla, uno dei massimi specialisti italiani di civiltà estremo-orientali. Materia intensa e difficile, che tocca territori sterminati, una quantità imponente di culture, di lingue antiche e moderne. Ciarla affronta tutte le questioni con sicurezza, assoggettandosi volentieri alle domande più semplici e curiose, giocando ottimamente il ruolo di tramite culturale fra mondi ancora tanto diversi, che per questo hanno bisogno di buoni “interpreti”.

Ne approfittiamo per parlare di un “continente”, la Cina, destinato, che piaccia o no, a entrare sempre di più nel nostro orizzonte quotidiano. Ora la Cina è davvero vicina – come non lo era certo nel 1967 quando uscì il film di Marco Bellocchio dal fortunatissimo tutolo – e Ciarla è la persona giusta per parlarne.

Due parole sul personaggio. Specialista di Archeologia pre-protostorica dell’Estremo Oriente, ha partecipato e diretto campagne di scavo e progetti di ricerca in Asia. Dal 1982 è archeologo-direttore-coordinatore responsabile delle Collezioni d’archeologia e arte dell’Estremo Oriente del Museo Nazionale d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci” di Roma e, dal 1987, co-direttore del progetto congiunto thai-italiano “Lopburi Regional Archaeological Project”, posto sotto l’egida dell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente (IsIAO) e del Fine Arts Department of Thailand. È stato co-autore del progetto “Costituzione a Xi’an di un Centro di formazione per la conservazione e il restauro del patrimonio storico-culturale della Cina nord-occidentale”, nonché consulente scientifico del progetto editoriale “il Mondo dell’Archeologia” (Istituto della Enciclopedia Italiana) per la selezione Estremo Oriente.

D: In Europa, in Occidente, la Cina è ormai vicinissima e sempre più sentiamo la necessità di capire questo immenso Paese, a cominciare dal suo passato. Quando si può parlare di Civiltà cinese e quando di storia della Cina?

R: Per quanti sforzi si facciano per de-enfatizzare l’aggettivo “cinese”, nell’analisi della nascita della civiltà in quella eccezionalmente ampia parte dell’Asia che oggi chiamiamo “Cina”, è inevitabile parlare di “civiltà cinese”. Sin dal IV millennio a.C., infatti, numerosissime culture neolitiche si scambiarono beni e idee, creando una “sfera d’interazione” ben definita.

Molti di quei tratti, quali il ricorrente uso di vasellame tripodato, la cottura dei cibi al vapore, alcune tecniche edilizie, elementi di carattere ideologico, come la concezione/rappresentazione dello spazio in associazione a “spiriti zoomorfi”, l’uso rituale di utensili di giada… si ritrovano nell’amalgama che, nel corso del I millennio a.C., avrebbe dato esito a un modo di vita, a un sistema di filosofie e valori etici, oltre che all’originale struttura statale centralizzata della dinastia Qin e alle peculiarità della cultura materiale, per definire i quali dobbiamo ricorrere all’aggettivo “cinese”.

Tutto questo quando già dal tardo XIII secolo a.C. o agli inizi del successivo si scriveva, come ancora oggi si scrive, in “cinese, e quando già la scrittura era usata per registrare eventi di carattere politico-rituale.

D: Partiamo dal nome. Da cosa deriva “Cina”?

R: Secondo alcuni studiosi deriverebbe da Qin (lettura Cin), il nome della dinastia (221-206 a.C.) del famoso imperatore dell’esercito di terracotta. Questo nome sarebbe stato conosciuto anche in India, in Grecia fino ad arrivare all’impero romano.

In realtà gli abitanti di quella che noi chiamiamo Cina non si definiscono “cinesi”, ma in modi che, nel corso dei secoli e in funzione delle circostanze storiche, sono stati diversi, anche se si potrebbe dire che il termine più ricorrente per definire parte o tutto ciò che chiamiamo Cina è stato Zhong guo, ‘Paese di Mezzo’, da cui quello per i suoi abitanti Zhongguo ren, ‘uomini del Paese di Mezzo’, enfatizzando la centralità culturale, etica, forse anche politica, del Paese e dei suoi abitanti rispetto ai non acculturati, quelli che stanno fuori dal centro, dal Paese e dai suoi valori. […]