Archeologia Viva n. 124 – luglio/agosto 2007
pp. 60-65
di Giulia e Piero Pruneti
Ottomila anni fa il Mediterraneo fu sconvolto da un maremoto paragonabile o addirittura superiore a quello verificatosi di recente in Asia
La causa fu una frana di dimensioni immani che si staccò dal vulcano inabissandosi nello Ionio
Il termine è entrato nell’uso comune. Uno “tsunami politico”, uno “tsunami interiore”… da quel fatidico Natale 2004, quando le coste del sudest asiatico sono state colpite a marte da enormi onde anomale causate da un lontano terremoto sottomarino, la parola non ha più segreti. Ciò che tuttavia molti non immaginano è che anche i mari di casa nostra sono a rischio tsunami.
Il più catastrofico fra quelli finora documentati nel Mediterraneo risale a 8000 anni fa. Un enorme frana si staccò dal fianco orientale dell’Etna, scivolò fino alla costa e circa 25 chilometri cubici di inabissarono nello Ionio producendo onde alte fino a qualche decina di metri in un raggio di centinaia di chilometri.
Sul vulcano rimase una larga e profonda cicatrice, la valle del Bove, che da millenni accoglie le colare laviche orientali dai crateri sommitali; al tempo stesso di verificò un avanzamento del corrispondente tratto di costa, noto come Chiancone, collocato fra gli odierni paesi di Riposto e Pozzillo, in provincia di Catania.
Le ricerche che hanno portato alla sensazionale scoperta sono state condotte dalla sezione di Pisa dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e pubblicato da Maria Teresa Pareschi, Enzo Boschi e Massimiliano Favalli. […]