Archeologia Viva n. 124 – luglio/agosto 2007
pp. 56-58
di Paolo Giulierini
Non godevano certo di buona fama forse perché erano più emancipate che in altre società mediterranee o perché alla fine anche la loro immagine rimase coinvolta nella sconfitta della nazione etrusca: ora un convegno a Cianciano Terme cercherà di fare il punto sulla discussa realtà storica
Le conosciamo attraverso la descrizione deformata dei Greci e dei Latini e grazie all’archeologia. Certo non è semplice ricostruirne il ruolo. Se lo storico greco Teopompo (IV sec. a.C.) – definito dal collega latino Cornelio Nepote (100-27 a.C.) «omnium maledicentissimus», ‘il più maledicente di tutti’ – ne ricordava i costumi lascivi e la mancanza di senso materno, Paluto (circa 250.184 a.C.), nella commedia Cistellaria, notava che secondo la moda etrusca ‘le donne si fanno la dote prostituendo vergognosamente il corpo’.
Lo stesso Livio (59 a.C.-17 d.C.), descrivendo Tanaquilla (la nobile moglie di Lucumone, il futuro Tarquinio Prisco, esperta in divinazione, che riuscirà a far insediare il marito sul trono di Roma e nominerà, dopo la sua uccisione, il nuovo re Servio Tullio), non riesce a comprenderne a pieno il ruolo e la presenta al centro di oscuri intrighi, carica di un’ambizione sfrenata che mal si addirebbe anche a un uomo, se pur sempre dedita alla tessitura come le donne di rango (la sua conocchia era conservata nel tempio romano di Semo Sancus nel I sec. a.C.).
Allo stesso modo, paragonando le mogli dei figli di Tarquinio con Lucrezia, matrona romana, lo storico di Augusto esalta le virtù “casalinghe” della donna, che lavora al telaio ed è custode del focolare domestico, mentre le coetanee etrusche si danno ai banchetti «cum aequalibus» (forse, malignamente lasciando intendere che i ‘coetanei’ potevano anche essere di altro sesso). Infine, Tacito dipinge a foschi tratti l’etrusca Urgulania, che ebbe una parte dominante negli intrighi della successione ad Augusto, favorendo la nomina di Tiberio, Caligola e del nipote acquisito Claudio. […]