Tutto il potere di Eros Civiltà grecoromana

eros nell'atichità

Archeologia Viva n. 124 – luglio/agosto 2007
pp. 32-39

di Marta Chiara Guerrieri

Entità cosmica primordiale principio animatore e ordinatore dell’universo incarnazione della potenza dell’amore costruttore di relazioni sociali e al tempo stesso pericolosa fonte 
di turbamento e disordine quando l’uomo si abbandona indifeso alla sua forza

Tutto questo è Eros nell’antichità arcaica e classica e ora della bella mostra in corso al Colosseo

La centralità della figura di Eros nella cultura e nella società greca emerge nella poesia e nelle arti figurative. Già nell’Iliade è descritto come un violento desiderio fisico, nella lirica arcaica da Saffo ad Anacreonte è una forza invincibile, che porta alla felicità ma può anche distruggerla, così nei tragici e nella commedia antica, dove in modo pur diverso è messa in discussione proprio la sua smisurata potenza.

Il ruolo di eros quale principio che presiede alla generazione degli dei e del mondo è spiegato fin nelle più antiche teogonie. Esiodo, che lo definisce «fra tutti gli immortali il più bello», lo nomina come una delle divinità protagoniste dell’origine del mondo: nato insieme alla terra e uscito direttamente dal Caos primordiale, è grazie alla sua azione che ha luogo la genesi di tutte le divinità e quindi la creazione del cosmo.

Eppure, per quanto nominato e raffigurato innumerevoli volte, Eros è forse tra gli dei greci la figura meno chiaramente definita nella sua essenza divina. Al momento della sua rappresentazione sotto forme umane, molti dei suoi attributi, pur chiari a livello astratto, risultarono di difficile concretizzazione in un personaggio divino: quella forza arcana e primitiva, misteriosa eppur onnipresente, leggera e insieme difficile da sopportare come il desiderio e la tensione d’amore, rimase per lo più un’astrazione. Forse anche per questo il culto ufficiale reso a Eros nella Grecia classica non ebbe la stessa diffusione di quelli dedicati agli altri dei olimpici. […]