Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 122 – marzo/aprile 2007

di Piero Pruneti

Albania terra del caos e di gente in fuga. Il popolo dei gommoni. Il basso Adriatico mare dei clandestini…

Quanto ci vorrà per rimuovere questo stereotipo, alimentato per anni da immagini quotidiane di inseguimenti e sbarchi sulle coste salentine? Dramma e tragedia fanno notizia, ma non il ritorno lento e silenzioso alla normalità, come ormai sta avvenendo nella terra dell’eroe Skanderberg (grazie all’intelligente cooperazione italiana e di altri Paesi dell’Unione).

Anche per questo abbia o voluto mettere in evidenza un documentatissimo articolo dedicato al magico sito di Butrinto, una delle molte realtà del ricco patrimonio archeologico e naturalistico albanese, dove con successo è stato avviato un progetto di ricerca , tutela e valorizzazione capace di fare da modello ad altre aree monumentali del Mediterraneo.

Certo, a Butrinto non avremmo oggi un parco attrezzato, dove si fanno scavi e si forma la nuova generazione di archeologi albanesi, se alle spalle non ci fosse l’impegno scientifico e i soldi di una università e di una fondazione inglesi, e anche il riferimento operativo che viene da ottime realizzazioni italiane in luoghi, come la toscana Val di Cornia, dove i beni culturali sono diventati motore economico di aree depresse.

Ma ora è un fatto che nella “caotica” Albania una vasta area a elevato pregio ambientale e archeologico sia stata sottratta alla quasi scontata prospettiva del cemento – secondo un modo di vedere la promozione del territorio che non è certo esclusivo di quel Paese – e salvata a un turismo di pregio che già porta decine di migliaia di visitatori ogni anno.

Le foto che pubblichiamo parlano da sole: un solitario promontorio panoramico proteso in tranquille acque lagunari collegate al mare aperto da un canale.

Il contesto, ottimo per villette e attracchi, deve aver fatto sognare tanta gente. Ecco, la nuova Albania è riuscita a mettere in salvo questo luogo unico con tutti i vincoli necessari, a cominciare dalla inedificabilità, scommettendo sul rispetto integrale delle risorse.

E noi, in che modo possiamo contribuire al successo dell’iniziativa? Semplicemente andando a visitare Butrinto, incoraggiati proprio dal suo lungimirante salvataggio. Se quel parco vince, avremo molti punti a favore di quel cosiddetto “sviluppo sostenibile”, tanto sbandierato e così poco praticato sulle coste del Mediterraneo.

Piero Pruneti 

direttore di “Archeologia Viva”