Egittomania: Iside e il mistero Egitto fra Greci e Romani

Archeologia Viva n. 121 – gennaio/febbraio 2007
pp. 50-61

di Umberto Pappalardo e Altri

Molto presto i traffici commerciali sotto il controllo prima dei greci e poi dei Romani portarono alla diffusione fuori dal lontano Paese del Nilo degli oggetti più tipici e delle credenze più popolari dove giocò un ruolo primario il culto di Iside: la dea lunare che offriva protezione nella vita quotidiana e sopravvivenza ultraterrena

La Campania fu al centro di questo rapporto millenario con un’attenzione per la cultura egizia che ai tempi nostri ha tratto nuova linfa da sensazionali scoperte

«Oggi d’un tratto ci sono apparse all’orizzonte le navi alessandrine che di solito precedono e annunciano l’arrivo della flotta; le chiamano tabellarie. Gradito è in Campania il vederle. Tutta Pozzuoli s’affolla sui moli». Così, nel 64 d.C., Seneca (Epistole, 17) descrive l’ingresso trionfale a Pozzuoli di circa quattrocento navi dopo un viaggio durato dieci giorni.

Il convoglio era scortato da una flotta speciale, la Classis Augusta Alexandrina, che aveva proprio il compito di difendere queste navi cariche di cereali per Roma: ogni anno venti milioni di modii di grano (pari a 1.396.000 tonnellate), sufficienti a sfamare la città per quattro mesi, giungevano nell’Urbe attraverso il porto puteolano.

Insieme al grano arrivavano gli altri prodotti tradizionali dell’Egitto: le pietre delle cave di Siene (sienite), di Menfi, del Mons Claudianus (granito), basalto, porfido e serpentino per le esigenze di lusso della Capitale (ricordiamo il bellissimo documentario di Folco Quilici, L’Impero di marmo, diffuso in dvd da Archeologia Viva); gemme, come smeraldi, topazi, ametiste, onici; prodotti tipici come il papiro, già monopolio dei Tolomei e ora dell’imperatore; i tessuti e finanche la sabbia del Nilo, utilizzata a Roma nelle scuole di lotta.

E ancora ad Alessandria si raccoglievano, per essere esportati verso l’Italia, i prodotti delle terre più lontane, gli incensi e gli aromi d’Arabia, i cotoni e l’avorio dell’India, le sete della Cina. Di tutti questi traffici, Pozzuoli, in Campania, costituiva per la Penisola il principale porto di arrivo. […]