Missione Chukotka. Là dove finisce l’Asia Arte rupestre in Russia

chukotka archeologia estrema

Archeologia Viva n. 121 – gennaio/febbraio 2007
pp. 30-39

di Stefania Zini e Ekaterina Davlet

Nell’estrema penisola della Siberia che guarda lo stretto di Bering una missione di ricerca italo-russa sta rilevando centinaia di raffigurazioni rupestri

Sono immagini che si restituiscono l’esistenza quotidiana e il mondo fantastico di popoli cacciatori rimasti praticamente fino ai tempi nostri in una dimensione di vita preistorica

Latitudine Nord 69°32′, longitudine Est 174°31′: siamo in Chukotka, l’estrema regione della Siberia affacciata sullo stretto di Bering, la “Alaska russa”. Non a torto: il villaggio chukcha di Uelen dista in linea d’aria 82 chilometri da Wells, il paese eschimese sulla costa statunitense.

Il confine tra Russia e Stati Uniti divide a metà lo stretto passando tra due isole: la russa Grande Diomede (o isola di Ratmanov) e l’americana Piccola Diomede (o isola di Kruzenshtern), separate da un braccio di mare di soli tre chilometri.

In questo angolo remoto del pianeta, con la prima spedizione effettuata nei mesi di luglio e agosto del 2005, hanno preso avvio le ricerche italo-russe in terra polare, con la collaborazione dell’Istituto di Archeologia dell’Accademia russa delle Scienze (Ran) di Mosca e con l’impegno di Archeologia Viva a divulgare le scoperte.

A una cinquantina di chilometri dalle sponde del mare Siberiano Orientale si trova la scogliera di Kajkuul lungo la riva destra del fiume Pegtymel’ per oltre un chilometro prima della foce.

Il massiccio roccioso, alto trenta metri, rompe la monotonia di un paesaggio fluviale fatto di rive basse e pianeggianti, tipico del tratto inferiore dei corsi d’acqua siberiani.

Il Pegtymel’ è uno dei più importanti della regione. Lungo 345 chilometri, nasce tra le cime della catena montuosa che porta lo stesso nome e scorre verso nord. […]