La bronzea coppa parlante dell’egiziano Khaemteri Dentro lo scavo

Archeologia Viva n. 120 – novembre/dicembre 2006
pp. 54-57

di Alessandro Roccati

In una tomba della necropoli sudanese di Hillat al-Arab è stata ritrovata la coppa per libagioni di un capitano dell’esercito egiziano in Nubia che ci parla di un mondo eroico in rapporto con le divinità

Nel Duemila la missione archeologica in Sudan dell’Università di Cassino, diretta da Irene Vincentelli, scavando una serie di tombe rupestri nella zona di Hillat al-Arab (il ‘villaggio dei beduini’ in arabo, che attualmente occupa il sito), rinvenne in una di esse un oggetto di straordinaria importanza.

Si tratta di una coppa di bronzo, materiale già di per sé prezioso, miracolosamente sfuggita al saccheggio della tomba, che acquista un significato particolare alla luce dell’iscrizione, perfettamente conservata. Questa reca tutt’intorno sotto l’orlo, in nitidi e accurati geroglifici egizi: «Il tuo ka (sostanza) sia per Tebe, Eliopoli, Menfi, Ermopoli e Abido (sicché) gli dei che vi abitano ti proteggano, e Amon, Mut e Khonsu ti concedano un’esistenza felice: per il ka del “capitano” (portastendardo) della compagnia “Ramesse (II) è amato come Ra”, Khaemteri».

Scoperte di tal genere sono molto rare per il valore degli oggetti che attrassero i predatori fin dall’antichità; e ancor più rare sono indicazioni riportatevi che alludono al loro uso. In più queste tombe furono riaperte e occupate più volte, su un arco di tempo lungo anche alcuni secoli, nel torno del I millennio a.C., sicché non risulta agevole la ricostruzione dei corredi e l’assegnazione del reperto a una particolare deposizione. Inoltre esso poté eventualmente durare in uso per diverse generazioni e non è possibile precisare il momento in ci fu definitivamente occultato nella sepoltura.

Questa, però, situa inequivocabilmente il reperto in un settore della necropoli di Napata, la città presso il Gebel Barkal nel Sudan settentrionale, che fu occupata dagli egiziani al tempo della XVIII dinastia (1550-1291 a.C.) e che sarebbe divenuta, nell’VIII sec. a.C., capitale di un regno potente che avrebbe a sua volta soggiogato l’Egitto, al tempo della XXV dinastia, detta, appunto, “dei faraoni neri”. […]