Incontro con Francesco Margiotta Broglio La voce della storia

Archeologia Viva n. 119 – settembre/ottobre 2006
pp. 78-80

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«Le religioni sono state un motore della storia: nel bene e nel male»

«Bisogna distinguere fra religiosità e religione»

«Il rapporto fra cristianesimo e democrazia non è stato univoco» 
«Le “radici cristiane” dell’Europa sono un fatto storico ma anche l’Islam ha influito e non poco sulle civiltà del nostro Medioevo» 
«Il cattolicesimo rimane la più antica “multinazionale” del pianeta»

La dimensione religiosa, il sentirsi in rapporto con una realtà metafisica che gestisce l’universo, è uno egli aspetti dell’esistenza individuale e del vivere sociale che maggiormente ha condizionato la storia dell’umanità. Quasi sempre la religione (le religioni) è diventata istituzione, centro di un potere reale con cui tutti si devono confrontare. Il “caso” massimo è costituito dalla Chiesa cattolica. Nessun credo religioso ha mai raggiunto un simile livello di organizzazione e gerarchizzazione. Affrontiamo qualche punto di questa tematica vastissima con Francesco Margiotta Broglio, ordinario di Diritto ecclesiastico al’Università di Firenze e, fra i molti incarichi, presidente della Commissione consultiva per la libertà di religione nell’attuale Governo Prodi.

Le sue considerazioni storiche sono sempre stimolanti. Così inizia un articolo che scrisse per il «Corriere della Sera» del 2 aprile 2005, in occasione della morte di Giovanni Paolo II: «Nella storia quasi bimillenaria del papato romano il regno di Karol Wojtyla può difficilmente, come gran parte dei suoi predecessori, essere paragonato storicamente al pontificato di qualcuno di essi. Se volgiamo, comunque, tentare qualche comparazione, consapevoli di attirar le critiche e le ire dei molti sapienti, dovremmo andare, anzitutto, a quel Silvestro II, il francese Gerberto di Aurillac, amico e consigliere di Ottone III, che, nominato arcivescovo di Ravenna nel 998, diventò Papa nel ’99 e si trovò a gestire fino al 1003 il passaggio del millennio. Astronomo, matematico e filosofo rinomato, veniva considerato una sorta di mago dal popolino che ne inventò una morte immaginosa e attribuì per secoli allo scricchiolio delle sue ossa nella Basilica Lateranense il presagio del decesso del pontefice regnante. Più serio un richiamo a Gregorio XIII (1572-1585), bolognese, giurista che, come Giovanni Paolo II, aveva avuto una vita intensa prima degli ordini sacri ma si era poi rivelato prelato ineccepibile ed energico […]».

D: La religione come istituzione del corso della storia ha contribuito allo sviluppo della civiltà oppure è stata un’ancora che ne ha frenato l’evoluzione?

D: Innanzitutto è bene precisare che non tutte le religioni sono istituzionalizzate. Non lo sono ad esempio alcune religioni orientali come il confucianesimo, il buddismo, l’induismo. L’istituzionalizzazione è una caratteristica delle fedi che si rifanno ad Abramo, ovvero di quelle che hanno dei “ministri di culto”, per cui c’è una persona con specifiche funzioni che fa da tramite con l’Eterno. Comunque le religioni sono state sicuramente motore della storia: nel bene e nel male.

Nel bene perché hanno valorizzato la dimensione spirituale dell’uomo: coloro che credono, in effetti, trovano delle confessioni una regolamentazione della fede che è anche un modo per soddisfare i propri sentimenti religiosi. Nel male perché storicamente le religioni sono state spesso un elemento di grave conflitto fra i popoli. Dalle crociate fino alle guerre di oggi. Resta il fatto che, comunque, le religioni rientrano tra le grandi componenti delle civiltà.

D: La dimensione religiosa è connaturale allo spirito umano…

R: Un qualche riferimento al soprannaturale è presente in tutti i popoli: se si tratti di simboli o di verità non è dato sapere. C’è da dire che molte religioni oggi sono diventate di minoranza in vari paesi. I sociologi inglesi dicono che la società religiosa si divide tra persone che sono battezzate (o in qualche modo appartengono formalmente), ma che non credono, e persone che credono, ma non appartengono ufficialmente a una chiesa. Penso che oggi si assista a una forte ripresa del sentimento religioso extra istituzionale. Di quello che molti chiamano religiosità, da non confondere con la religione, che indica invece l’appartenenza a una fede istituzionalizzata. La religiosità è espressione di un sentimento impalpabile, di ciò che un noto sociologo, Peter Berger, ha chiamato «il brusio degli angeli».

D: Religione e filosofia. Si possono confondere…

R: Vorrei evidenziare una differenza fondamentale fra le due: le grandi religioni possono manifestarsi con istituzioni e simboli, le filosofie no. A livello di pensiero è certo che religioni e filosofie hanno dei parallelismi. È indubbio che esistano filosofie che hanno interiorizzazioni molto simili a quelle religiose. Se però andiamo nell’ambito delle simbologie, delle istituzioni, delle pratiche di culto, allora è chiaro che la filosofia sotto questo profilo è una cosa diversa. Ricordo, però, che il trattato-costituzione della UE pone religioni e filosofie sullo stesso piano sotto il profilo giuridico. […]