Festa dei 25 anni di AV Insieme per l'archeologia

Archeologia Viva n. 119 – settembre/ottobre 2006
pp. 76-77

di Piero Pruneti

Nello storico salone fiorentino de’ Cinquecento è stato celebrato un quarto di secolo della nostra rivista davanti a un pubblico eccezionale di lettori e collaboratori

I bronzi archeologici non hanno buona fama. Gli “addetti ai lavori” sono concordi nel sostenere che non portano fortuna. Anzi… Più belli e famosi sono, più è bene stare alla larga dalla loro vicenda. Non è vero nulla! Archeologia Viva è figlia dei Bronzi di Riace e compie il suo venticinquesimo compleanno nel segno del bronzeo “Atleta della Croazia”.

L’idea di fondare una rivista di archeologia per il grande pubblico, la prima in Italia, mi venne osservando proprio quelle file interminabili di persone che attendevano ore per vedere da vicino e per pochi attimi, prima al Museo archeologico di Firenze (1980), poi al Quirinale (1981), le due statue ritrovate nel mare della Calabria, mostrate dopo dieci anni di restauro (la partecipazione popolare fu così imprevista per un’esposizione archeologica che non era stato approntato neppure un opuscolo). Era chiaro che l’archeologia era diventata un’interesse, una passione, di massa. Era giunta l’ora di Archeologia Viva (il primo numero uscì nel febbraio del 1982 nell’ormai introvabile vecchia “serie blu”).

Venticinque anni dopo è il bronzo di atleta recuperato dal mare di Lussino, anch’esso in mostra a Firenze al termine di un mirabile restauro, a segnare il tempo della rivista e – purtroppo – anche quello di chi scrive. Se un quarto di secolo non è poco nella vita di una persona, questo periodo diventa un tempo lunghissimo in un’esistenza precaria qual è quella di un periodico.

Forse chi non è vicino alle cose di editoria non lo sa, ma non c’è impresa più rischiosa ed esposta al fallimento che creare e far vivere una rivista. Soprattutto quando si è primi a tentare un settore inesplorato. È andata bene – dunque le statue di bronzo portano fortuna! – e ci siamo tutti (editore, redattori, collaboratori, lettori) meritati una festa. La città ospite non poteva essere che Firenze.

Non se ne abbiano a male i non fiorentini per questa scelta: la rivista, che peraltro non ha mai peccato di campanilismo, è nata e vissuta in questa città, e sempre a Firenze, per l’appunto, si sono dati appuntamento i bronzi che ci hanno segnato la strada. Firenze per Archeologia Viva ha aperto Palazzo Vecchio, di sera, offrendo la straordinaria dimensione del Salone de’ Cinquecento a un pubblico spontaneo – l’ingresso era libero e senza inviti – di centinaia di persone.

Il tema è stato “Le origini delle città”, esaminato nei tre casi di Ebla, Roma e Firenze da Paolo Matthiae, Andrea Carandini e Riccardo Francovich. Alla fine Andrea Macaluso ha incantato recitando Dante e Boccaccio, in un omaggio quasi obbligato alle stesse mura che ci ospitavano. Ci siamo lasciati con la promessa – la scommessa! – di rivederci tutti per il 50° di Archeologia Viva (nel 2031…), ma questa è davvero un’altra e più improbabile storia.

Piero Pruneti