Archeologia Viva n. 117 – maggio/giugno 2006
di Piero Pruneti
Gli splendori di Ravenna si riflettono sulle pagine della rivista grazie a un lungo articolo e al DVD che offriamo in esclusiva ai nostri lettori per la collaborazione di RavvennAntica, una fondazione che sta dando un contributo sostanziale alla conoscenza di questa città unica al mondo. Nel capoluogo romagnolo è poi in corso una mostra interessantissima – “Santi Banchieri Re” – che è possibile visitare con uno sconto sostanziale sul costo del biglietto e del catalogo presentandosi con una copia di Archeologia Viva.
Si tratta di un’operazione culturale che avrebbe tutta la sua validità anche se i curatori si fossero limitati a un’approfondita lettura delle testimonianze già note per il momento d’oro di Ravenna, quei secoli V e VI in cui la potenza e la ricchezza della “capitale” si espressero nella realizzazione delle sue celebri basiliche.
Quello che invece rende del tutto inedita l’iniziativa ravennate è la capacità di darci il panorama di un’epoca collegando gli straordinari risultati degli scavi in corso nell’antico quartiere portuale di Classe alle testimonianze note da sempre sulle brillanti pareti coperte di mosaici.
Fu un’eccezionale coincidenza di fede, potenza economica e forza politica, dove ogni protagonista, vescovo, prestatore di soldi o imperatore che fosse, si trovò concorde nel dare concretezza monumentale alla fiducia riposta nelle proprie certezze, nel proprio ruolo e in quello della città adriatica. Sono momenti magici della storia, talvolta meteore, luminosi quanto rapidi, come in definitiva fu per Ravenna, che nel giro di non molte generazioni passò da protagonista del Mediterraneo a una vita fatta di ricordi.
Per Classe andò peggio. La città sparì e con essa scomparvero le memorie fisiche. La grandiosa basilica dedicata a san Severo, almeno pari, per architetture e mosaici, agli altri edifici di culto ravennati che ci sono giunti, si ridusse a semplice planimetria sotto la terra dei campi. È la giustizia resa alla storia sepolta, e ora ricollegata, tramite i risultati di scavi e restauri, a quella già trionfante sulle pareti di San Vitale o Sant’Apollinare, che fa di “Santi Banchieri Re” un evento di spessore assoluto, capace di arricchire di significati ampi e comprensibili la nostra possibilità di rivivere una fase storica che ancora ci stupisce.
Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”