Divini amori: Mythologica et Erotica Incontro con il mondo antico

Archeologia Viva n. 116 – marzo/aprile 2006
pp. 54-67

di Fabrizio Paolucci

Non erano onnipotenti: i signori dell’Olimpo assomigliavano molto ai comuni mortali e soprattutto in ogni momento potevano cedere alla forza irresistibile di Eros dio dell’amore

È la realtà tutta umana della passione travolgente che dagli antichi venne proiettata e giustificata nel mondo ideale del mito

Gli dei del pantheon greco e romano erano ben lontani da quell’ideale di onnipotenza e perfezione che la morale cristiana considera un requisito della natura divina. Non a caso alcuni Padri della Chiesa, fra i quali Clemente Alessandrino e Arnobio, non mancarono di condannare scandalizzati proprio la concezione antropomorfica che la religione pagana aveva delle proprie divinità.

Non solo gli abitanti dell’Olimpo erano dominati da vizi riprovevoli, come l’ira, l’orgoglio o l’invidia, ma, al pari degli uomini, erano schiavi della passione più travolgente e, al tempo stesso, degradante: l’amore sensuale.

In effetti, il dio Eros «che spezza le membra» (Esiodo, Teogonia 121) non solo godeva di una supremazia indiscussa su ogni altra divinità, ma anche la sua origine era più antica e nobile di quella dello stesso Zeus. Insieme a Gaia (la terra), a Tartaro (l’oltretomba) e a Chaos (il caos), Eros fu, infatti, una delle quattro forze primordiali nate contemporaneamente alla creazione del mondo, molto tempo prima che lo stesso Kronos, il tempo, padre di Zeus, vedesse la luce. […]