Ritorno a Stari Bar: nel Montenegro millenario Adriatico orientale fra Medioevo ed età Moderna

Archeologia Viva n. 116 – marzo/aprile 2006
pp. 46-53

di Sauri Gelichi

Questa città abbandonata alla fine dell’Ottocento e di cui ora si tenta il recupero può diventare una vera e propria Pompei del piccolo stato balcanico

per i segni stratificati che essa conserva delle varie culture ed egemonie che nel corso dei secoli si sono succedute sulla fascia costiera della Penisola Balcanica

Lungo la costa del Montenegro, a metà strada tra le bocche di Cattaro (a nord) e la foce della Boiana (a sud), che rispettivamente segnano i confini con Croazia e Albania, si trova l’antica Bar, non proprio sul mare, circa a quattro chilometri, contrariamente ad altri antichi insediamenti di queste terre, come Budva e Ulcinij.

La città fu pesantemente danneggiata durante la guerra di liberazione del Montenegro dal dominio turco, tra il 1870 e il 1872. Abbandonata a favore del nuovo nucleo insediativo sviluppatosi sulla costa (Novi Bar) – a cui passò il nome – l’antica Bar (Stari Bar) subì ulteriori pesanti distruzioni per lo scoppio di una polveriera ricavata all’interno della medievale cattedrale di San Giorgio (poi moschea) e, più di recente, per il terremoto del 1979.

Circondata dall’ultima cerchia di mura costruita nel periodo veneziano (XV-XVI sec.), la città murata, dalla forma vagamente trapezoidale, copre una superficie di quattro ettari, a cui, in un periodo ancora da precisare, si aggiunse un quartiere esterno alle mura e comunemente definito “suburbio”. Interventi di recupero, avviati negli anni Cinquanta e ripresi con vigore dopo il terremoto, hanno reso il sito visitabile in parte. […]