Tracce di paradiso: il passato in Bahrein Archeologia nel Golfo Persico

Archeologia Viva n. 115 – gennaio/febbraio 2006
pp. 30-47

di Giulia Pruneti

Un terra di isole lungo la costa della Penisola Arabica in vista del Qatar generosamente verde in una regione di deserti sconfinati tanto da essere scambiata per un vero e proprio paradiso terrestre

Furono queste le condizioni del precoce sviluppo della civiltà di Dilmun che per molti secoli fu un sicuro riferimento per gli scambi in tutta l’area del Vicino e Medio Oriente

Il Bahrein, uno degli stati più piccoli al mondo, situato nelle calde acque del Golfo Persico, viene da sempre associato all’estrazione del petrolio piuttosto che alla sua storia millenaria e alle molte testimonianze archeologiche.

Ciò che spesso s’ignora è che, oltre quattromila anni prima della scoperta dell’oro nero, il paese di Dilmun, come allora si chiamava il Bahrein, era già il centro di una fiorente economia e di un’originale cultura.

Quasi a metà strada tra la foce del Tigri e dell’Eufrate e la valle dell’Indo, l’arcipelago, composto da sei isole (le principali, oggi collegate da un ponte, sono Bahrein che dà il nome allo Stato e la più piccola Al-Muharraq) ha avuto il vantaggio di due fattori essenziali per la sua storia.

Il primo gli derivava dall’incredibile posizione strategica, lungo le rotte che univano il Vicino Oriente con il subcontinente indiano, che per tanti secoli ha fatto del Bahrein un interlocutore commerciale privilegiato per i Paesi di un’area geografica molto vasta.

Il secondo elemento discende da uno specifico fenomeno idrogeologico; è infatti nel Bahrein che le copiose falde acquifere che scorrono nelle profondità della Penisola Arabica affiorano in superficie con una incredibile quantità di sorgenti. […]