Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 115 – gennaio/febbraio 2006

di Piero Pruneti

Non so perché, ma da svariati anni le novità che toccano i beni archeologici o i beni culturali e ambientali in genere, anziché tranquillizzarci, fanno venire la pelle d’oca.

Certamente preoccupa, in tempi di “devolution” annunciata, la prospettiva che si arrivi a una gestione regionale del patrimonio, “alla siciliana”, dove l’intimo rapporto di subordinazione dei funzionari di soprintendenza al potere amministrativo locale svuota nella pratica quel ruolo di controllo e tutela del territorio che forse è il principale merito storico degli uffici periferici del Ministero per i beni e le attività culturali.

Chi avrà più il coraggio di fare la voce grossa contro le scelte di assessori in smania elettorale quando la posta in gioco di ogni funzionario saranno il trasferimento o una mancata promozione?

Già così com’è la situazione delle soprintendenze (ancora statali) è drammatica. A fronte di un cumulo di lavoro che cresce in misura esponenziale, si tagliano i fili della luce: da anni non vengono rimpiazzati i funzionari in pensione, mancano i soldi per le trasferte, le fotocopiatrici, il telefono, l’aria condizionata… Cittadelle assediate dove sempre meno arrivano i rifornimenti.

Il messaggio è inequivocabile: ridurre all’impotenza operativa gli organi di tutela fino a quando non verranno messe museruola e briglie regionali. Intanto, la guerra si combatte anche su altri piani, che logicamente hanno nomi-chiave accattivanti. Per esempio: “semplificazione”, “razionalizzazione”… La Soprintendenza per i Beni archeologici del Lazio viene accorpata con quella dell’Etruria Meridionale.

Qualcosa di simile si prospetta per la Soprintendenza di Pompei, che verrebbe assorbita da quella di Napoli e Caserta: da ufficio a cui è riconosciuto uno speciale livello di autonomia, addirittura la Soprinten­denza di Pompei scomparirebbe, inclusa in un’altra che ha già i problemi suoi…

C’è poi una battaglia in corso, con cui si mira alla rimozione dello stesso soprin­tendente di Pompei, Pier Giovanni Guzzo. È soprintendente scomodo Guzzo, nel carattere e nella sostanza, spigoloso, poco disponibile a compromessi… Vedremo come andrà a finire. Intanto si sa com’è finita per Adriano La Regina, (già) soprintendente a Roma, altro uomo forte dell’archeologia: se n’è andato. Gli uccelli non volano nella direzione propizia…

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”