GIS e analisi spaziali intra-site Scienze per l'archeologia

Archeologia Viva n. 114 – novembre/dicembre 2005
pp. 66-67

di Rosalia Gallotti e Giuseppe Lembo

Termini e metodologie che risulterebbero incomprensibili agli archeologi di un tempo si stanno diffondendo negli scavi

a partire da quelli dove la mole enorme dei dati raccolti e la continua sovrapposizione degli strati rende estremamente complicato capire cosa successe

L’ultimo decennio ha visto una considerevole crescita dell’impiego di tecnologie informatiche nei campi più disparati della ricerca archeologica, dalle applicazioni statistiche ai processi di simulazione, alla divulgazione di dati e risultati per mezzo di Internet.

In questo quadro l’utilizzazione del GIS (Geographical Information System) ha riscosso un importante successo, nel quadro della sempre crescente necessità di archiviare, elaborare e analizzare le grandi quantità di dati archeologici provenienti da scavi stratigrafici e ricognizioni territoriali.

Per molto tempo l’utilizzazione del GIS è stata limitata agli studi di archeologia territoriale nell’esame delle relazioni fra i dati archeologici e il loro contesto regionale, ricavandone informazioni sulle dinamiche che nel passato hanno regolato il rapporto fra l’uomo e l’ambiente.

Ma negli ultimi anni si sono notevolmente sviluppate le applicazioni del GIS alle testimonianze archeologiche che emergono nei singoli siti, applicazioni finalizzate in un primo tempo alla gestione globale dei dati provenienti dagli strati e successivamente rivolte all’interpretazione dell’intero contesto archeologico.

Infatti, grazie alla caratteristica fondamentale del GIS di connettere i dati grafici (le piante di scavo in cui è riportata la localizzazione esatta di ogni singolo reperto) alle relative informazioni (testuali, numeriche e fotografiche) contenute in una banca dati, questi sistemi informatici risultano degli efficaci contenitori per la gestione di tutte le evidenze raccolte in uno scavo. […]