Este dei Veneti: vita di una metropoli L'Italia prima dei Romani

Venetkens: viaggio nella terra dei Veneti antichi

Archeologia Viva n. 113 – settembre/ottobre 2005
pp. 46-59

di Fabrizio Paolucci, a cura di Angela Ruta Serafini

Oltre due secoli di ricerche archeologiche hanno consentito di ricostruire il fasto di un’antica gente italica

grazie agli eccezionali ritrovamenti protostorici effettuati in quella che prima della romanizzazione fu una delle principali città dell’Italia settentrionale

Già agli inizi del XVII secolo Este, ai piedi dei Colli Euganei, oggi in provincia di Padova, era un centro ben noto ai collezionisti veneti di antichità, poiché il suo territorio restituiva, con singolare abbondanza, splendide opere e pregiati reperti in bronzo o ceramica.

Proprio la “fertilità” archeologica delle campagne atestine fu la ragione del precoce costituirsi di raccolte, che ben poco avevano da invidiare alle più importanti collezioni archeologiche dell’epoca. Ad esempio, il “museo” privato del marchese Tommaso Obizzi, vissuto negli ultimi decenni del Settecento, offriva un campionario impressionante della varietà di reperti che, in quasi due secoli di scoperte fortuite, erano stati rinvenuti a Este.

«Iscrizioni, vasi, cinerari di rame, di vetro e di terra in copia grande e altri monumenti assai pregevoli» (C. Cavedoni, Indicazione dei principali monumenti…, 1842) erano ancora visibili, alla metà dell’Ottocento, nella splendida villa del Catajo, nella non lontana Battaglia. Purtroppo questo primo nucleo museale di antichità atestine, per questioni ereditarie, fu destinato allo smembramento e, a dispetto della forte opposizione dell’opinione pubblica, l’intera raccolta prese la via di Vienna.

Nonostante la grave perdita, le ricerche effettuate a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento avevano portato alla luce tesori tali da aver reso ugualmente il locale Museo estense, aperto sin dai primi decenni del secolo scorso, una delle tappe obbligate per gli studiosi.

Le scoperte degli scavi condotti tra il 1876 e il 1882 da Alessandro Prosdocimi, avevano, infatti, causato una vera e propria rivoluzione scientifica, portando alla ribalta dell’archeologia protostorica italica una nuova civiltà, di cui sino ad allora si ignorava l’esistenza e che fu chiamata, dal luogo delle prime scoperte, “atesina”.

Ceramiche, armi, fibule, ma soprattutto le splendide situle decorate a sbalzo provenienti dalle necropoli restituivano l’immagine di una florida e complessa società che, ben prima di Roma, aveva reso Este uno dei principali centri dell’Italia settentrionale antica.

Solo da pochi decenni la definizione di “civiltà atesina” è stata abbandonata a favore di quella, più corretta, di “civiltà veneta”. È vero, infatti, che a Este sono venute in luce le prime testimonianze degli antichi Veneti e proprio qui, grazie allo studio dei sepolcreti urbani, è stato possibile ricostruirne la storia.

Il centro urbano di Este, però, non era certo l’unico nell’antico Veneto

Padova, in particolare, dovette rappresentare l’altra grande “metropoli” dell’età del Ferro, anche se l’ininterrotta e tumultuosa continuità di vita di questa città ci impedisce di avere un quadro ricostruttivo paragonabile a quello che possediamo, invece, per Este in età venetica. […]