Magna Grecia: archeologia di un sapere Greci in Occidente

Archeologia Viva n. 113 – settembre/ottobre 2005
pp. 16-27

di Debora Barbagli, a cura di Piero Pruneti

Fra l’età della colonizzazione greca in Italia meridionale e in Sicilia e l’epoca moderna ci fu una perdita di memoria

a cui si è rimediato con una graduale riscoperta già a partire al Settecento tramite la fatica e gli strumenti sempre più affinati dell’indagine archeologica per rilevare il lento sempre incompiuto risorgere di tanta civiltà dopo secoli di oblio

Megale Hellas, Magna Graecia, Italìa: questi nomi, tramandatici dalle fonti classiche, sono stati utilizzati per individuare il mondo italico interessato a più riprese dall’arrivo di genti dalla Grecia, finendo poi, nel caso dell’ultimo, Italía, per identificare l’intera Penisola fino alle Alpi.

Mentre infatti le espressioni Megale Hellas e la sua traduzione latina Magna Graecia rimasero sempre legate all’area meridionale coinvolta dalla colonizzazione greca, il nome Italía, inizialmente utilizzato per individuare quella parte della Calabria attuale interessata dalla presenza di città greche, fu esteso nel corso dei secoli a indicare anche la Campania e, nel II sec. a.C. con lo storico greco Polibio, esso già comprendeva tutta la Penisola.

Anche questi nomi, dunque, che oggi usiamo con naturale frequenza, hanno avuto una loro storia, che vede l’originaria anteriorità proprio del termine che con il tempo ha individuato l’intera penisola italica. Così Italía è già usato nel V sec. a.C. dagli storici greci Erodoto, Antioco di Siracusa, Tucidide, mentre l’espressione Megale Hellas sembra comparire più tardi, con sicurezza soltanto dal II sec. a.C., a indicare sempre quella parte meridionale della penisola interessata dalla colonizzazione greca (esclusa la Sikelía la Sicilia).

È probabile, inoltre, che la fortuna del nome sia legata anche alla presenza, a Crotone, della celebre scuola pitagorica, la cui influenza e fama nel Mediterraneo fu tale da garantire anche al nome della terra che la ospitava una lunga tradizione.

La complessità di argomenti che coinvolge il momento tradizionalmente noto come “colonizzazione” dell’Italia meridionale è del resto garantita da un dibattito tra gli studiosi e da una tradizione di studi ormai centenaria; scavi recenti, riletture di dati e fonti stoiche permettono oggi di definire meglio dinamiche in passato sottovalutate o sfuggite, arricchendo di fascino e attualità un punto cruciale della storia del Mediterraneo antico.

Questa complessità è dimostrata da tentativi recenti di ribaltare il quadro storico noto, negando ogni valore all’idea di colonizzazione, intesa come movimento organizzato di genti. È in effetti evidente che le fonti antiche sono piuttosto lacunose sulla Magna Grecia, mancando oltretutto, tra quanto ci è giunto degli autori classici, una trattazione dedicata esclusivamente alla storia della grecità d’Occidente; le parti che abbiamo sono di storici greci che si sono occupati marginalmente della storia della Grecia d’Occidente o appartengono ad autori vissuti comunque in un momento storico molto successivo all’impianto di coloni, che lasciano così aperto il problema dell’interpretazione di una realtà molto più antica. […]