Senigallia: romani sotto il nuovo teatro Futuro del passato

Archeologia Viva n. 112 – luglio/agosto 2005
pp. 68-73

di Fabrizio Paolucci

In questa città della costa adriatica gli scavi archeologici effettuati in occasione dei lavori per il nuovo teatro hanno restituito la vivace immagine di un incrocio stradale “di periferia” al tempo dell’antica colonia romana

Grande fu la gloria del giorno in cui si combatté a Sentino» (Livio X, 30). In effetti, lo scontro che, nel 295 a.C., vide affrontati a Sentinum (presso l’attuale Sassoferrato, nelle Marche) i Romani e una coalizione di italici guidata dai Sanniti, fu probabilmente la prima grande battaglia campale che l’esercito dei Quiriti si trovò ad affrontare nella sua lunga storia.

Le truppe, guidate da entrambi i consoli (il patrizio Quinto Fabio Massimo Rulliano e il plebeo Publio Decio Mure), ammontavano a ben quattro legioni supportate da squadroni campani di cavalleria; ma gli italici non dovevano essere inferiori di numero se, a giudizio unanime delle fonti, il combattimento fu a lungo incerto e particolarmente sanguinoso. Sul terreno rimasero circa novemila Romani (l’equivalente di quasi due legioni), insieme a uno dei consoli, mentre la coalizione italica avrebbe accusato ben venticinquemila caduti.

La vittoria segnò un radicale, quanto improvviso mutamento dei rapporti di forza nell’Italia centrale. Roma si trovò, infatti, ad avere accesso al medio versante adriatico ponendosi, per la prima volta, in una posizione di forza contro i temuti Galli Senoni che, da almeno un secolo, abitavano quelle terre.

L’accanimento che i Romani posero nell’annientare la potenza militare dei Senoni, culminata in vero e proprio genocidio nel 284 a.C., non si spiega solo con il desiderio di conquista, ma anche con una profonda e ancora insoddisfatta volontà di vendetta: molto probabilmente, un secolo prima, nel fatidico 390 a.C., erano stati proprio i Senoni guidati da Brenno a infliggere a Roma la suprema umiliazione del saccheggio, un’onta che si sarebbe ripetuta soltanto otto secoli dopo per mano dei Visigoti di Alarico.

Avamposto di pionieri

La ricerca archeologica ha, però, contribuito a ridimensionare l’entità della “pulizia etnica” condotta a danno dei Galli. Indubbiamente, l’organizzazione militare dei Senoni fu annientata e il nomen della stirpe cancellato dal ricordo di geografi e storici, tuttavia le numerose prove della sopravvivenza di sacche di cultura celtica nelle marche ancora nei secoli successivi sembrano dimostrare che la popolazione continuò a vivere le terre degli avi, anche se ormai dispersa e destinata all’integrazione nel mondo romano.

Questo processo, nelle Marche come altrove, fu condotto mediante la creazione di un sistema di città che servivano, al tempo stesso, da piazzeforti militari e da epicentri di trasformazione economica del territorio, diffondendo un modello di vita urbana in zone dove ancora vigevano tradizioni e modi di aggregazione protostorici.

Era questa la realtà sociale ed economica che vide la nascita della colonia romana di Sena Gallica, l’odierna Senigallia (An). La città, sorta secondo Livio già nel 290-288 a.C., ma più probabilmente fondata solo dopo il 284 a.C., rappresentò la punta avanzata della penetrazione romana verso l’Adriatico, la prima di tutte le colonie che, in meno di un secolo, punteggiarono la costa da Ariminum (Rimini) a Fanum Fortunae (Fano).

Questo primo avamposto, nato in una zona pacificata da pochi anni, completamente tagliato fuori dai contatti con la madrepatria e accessibile solo dal mare, non poteva certo avere forme e dimensioni di un grande centro. Fu scelta, così, la formula della colonia civium Romanorum, cioè del piccolo insediamento coloniale costituito da appena trecento famiglie di cittadini romani.

Questi coloni, la cui fedeltà a Roma era fuori discussione, avevano essenzialmente il compito di garantire il controllo territoriale e aprire la strada a una futura espansione, in modo non dissimile da quello che era stato il ruolo di altre colonie di diritto romano fondate, durante il IV sec. a.C., sulla Costa tirrenica. […]