Irlanda: una storia particolare Terre del nord

Isole Aran: Irlanda fra Preistoria e Medioevo

Archeologia Viva n. 111 – maggio/giugno 2005
pp. 56-74

 di Sergio Rinaldi Tufi

Oltre ai panorami unici e indimenticabili ci sono altre ragioni che spiegano il fascino di questa terra in faccia all’Oceano

È l’unico Paese dell’Europa occidentale dove si è verificato un passaggio diretto dalla Protostoria celtica al Medioevo senza passare sotto il “rullo” dell’Impero romano e che quindi ha conservato più di altri la propria essenza

Una propaggine estrema del mondo europeo. I Greci la chiamavano Ierne, i Romani Hibernia (talvolta confondendola con la Scotia), le popolazioni celtiche locali Eriu, da cui la definizione moderna di Eire data alla Repubblica d’Irlanda (da distinguere dall’Irlanda del Nord o Ulster, che appartiene al Regno Unito di Gran Bretagna).

Famose e indimenticabili sono le coste: a est, sul Mare d’Irlanda e sul Canale di San Giorgio che separano la stessa Irlanda dall’Inghilterra e dal Galles, si presentano in genere basse e sabbiose, ma a ovest, dove si articolano in stretti promontori e insenature con davanti costellazioni di isole, offrono paesaggi mozzafiato: talvolta appaiono spezzate in immense scogliere a picco sull’Oceano dove nella tempesta turbinano i gabbiani.

All’interno i rilievi, antichissimi (e perciò lungamente erosi dagli agenti atmosferici), sono bassi e di rado toccano quote significative (picco del Carrantuohill, 1041 metri). Dunque, pendii dolci e ampie, verdissime pianure, dai fiumi lenti e tortuosi che spesso si slargano in specchi d’acqua. Prosperano i pascoli e l’allevamento, a fronte di un’agricoltura penalizzata dal clima umido e fresco che favorisce solo alcune coltivazioni, come le famose patate e l’orzo per le ancor più celebri birre. È davvero incredibilmente verde l’Irlanda.

L’isola è stata colonizzata tardi dall’Uomo: le prime testimonianze risalirebbero alle migrazioni del Mesolitico, intorno al 6000 a.C. Nel III millennio a.C. si intensificano i contatti con le popolazioni neolitiche dell’Europa atlantica, mentre con l’età del Bronzo (II millennio a.C.) vi si dirigono nuovi flussi dal bacino mediterraneo.

Testimonianza grandiosa dell’età della Pietra e dell’inizio dell’età dei Metalli sono i monumenti megalitici, in sintonia con quanto avviene (sempre nel III-II millennio a.C.) in varie regioni dell’Europa occidentale. A partire dal Seicento queste costruzioni sono state classificate con denominazioni derivate dalla lingua bretone.

Abbiamo così il dolmen, costituito da pietre infisse verticalmente e da una lastra orizzontale come copertura; il menhir, un monolite appena sgrossato, anch’esso infisso nel suolo, spesso associato ad altri monoliti a formare allineamenti (come Carnac, in Bretagna); abbiamo invece un cromlech se i menhir sono disposti a circolo (il più celebre è Stonehenge, in Inghilterra), a ellisse, a semicerchio o a rettangolo, in modo da costituire un assorta di recinto sacro.

I dolmen sono interpretabili come camere funerarie, con sepolture collettive di più generazioni, dove la camera vera e propria era racchiusa entro un tumulo di pietra (cairn) o ti terra. […]