Il mito siamo noi Civiltà greca

Archeologia Viva n. 110 – marzo/aprile 2005
pp. 48-64

di Dario Del Corno, Gemma Sena Chiesa e Altri

La mitologia greca ha tramandato un complesso narrativo immenso che riassume in sé l’eterna voragine dello spirito umano e del suo porsi nei confronti dell’universo

Il messaggio ci è giunto coni testi antichi ma anche tramite le immagini di un’imponente produzione di vasi realizzati in Magna Grecia dai più quotati artisti dell’epoca

Ora un’iniziativa dell’Università di Milano Regione Lombardia Comune di Milano e Banca Intesa ci fa entrare nel mondo della mitologia greca passando in rassegna straordinarie testimonianze

La sciatta inerzia del linguaggio corrente ha degradato la nobile parola di “mito” nel formulario dell’enfasi senza pensiero: anche a livelli meno banali circola una moda del mito, che sfrutta il fascino dell’idea e del termine per prestare effimera attrattiva a progetti sostanzialmente estranei all’autentica dimensione mitica.

Il mito infatti si sedimenta nella memoria collettiva soltanto dopo l’evento che esso racconta, con un tipico effetto di risonanza che ovviamente non può valere come un preventivo programma. Nel marasma di tale abuso si rischia di non riconoscere, e di non accogliere con l’ammirato riguardo che si conviene, i rari casi in cui grazie all’energia dell’arte si avvera il maestoso ritorno del mito: poiché il modello mitico non è necessariamente rinchiuso nel passato, ma rivive ogni volta che una storia viene narrata secondo i caratteri che distinguono il mito da ogni altro prodotto della mente e dell’emozione umana.

Un’occasione recente di quest’eccezionale esperienza è il film La sorgente del fiume (2004), opera del regista greco Theo Angelopoulos. Qui l’impronta mitica si realizza a due livelli, di cui il primo e più esplicito è l’allusione tematica al repertorio mitologico dell’antica Grecia, che culmina con la tragedia dei fratelli caduti negli opposti campi di una guerra fratricida, come Eteocle e Polinice nell’eschileo Sette a Tebe.

Ma è soprattutto nella forma comunicativa del racconto cinematografico dove emerge il timbro che caratterizza la rappresentazione del mito. Si assiste con terrore e pietà a una vicenda possibile, consapevoli tuttavia che essa non coincide con l’esperienza della realtà: e si accetta questo paradosso grazie all’assorbimento dei riferimenti concreti in una dimensione fantastica e quasi onirica, da cui le circostanze di una storia non lontana sono proiettate come in una distanza fuori dal tempo.

Il sistema mitico è intimamente radicato nella tradizione della Grecia, dove agisce come un flusso di memorie, materiali, formalità espressive. Di converso, sebbene documenti mitici emergano da popoli di ogni età e area geografica, la mente occidentale è avvezza a configurare la propria idea del mito secondo l’egemonia del modello greco.

Ma cos’è il mito, quale fu la valenza primaria da cui sprigionò questa forma di comunicazione?

Nei secoli recenti l’indagine sulla natura del mito ha prodotto un caleidoscopio di ipotesi, che volta per volta lo interpretarono come una metafora dei fenomeni naturali o come la trasposizione fantastica di eventi storici o socioculturali, come risposta dell’immaginazione alla problematica del reale o come una struttura del linguaggio religioso, come residuo di arcaici rituali della fertilità e dell’iniziazione, come manifestazione di un accadere psichico che coinvolge l’esperienza collettiva o come riflesso di immagini e simboli radicati nelle profondità dell’inconscio; e si è proposto pure di leggerlo come fondazione e garanzia di sistemi sociali, come sistema di comunicazione, come programma di azione, come categoria di pensiero.

L’elenco è lungo, né alcuna di tali proposte è riuscita a prevalere sulle altre. Se si preferisce una formula di sintesi, accettandone l’inevitabile approssimazione, si potrà dire che il mito è una forma simbolica del pensiero, che mediante il racconto di un evento e la rappresentazione dei suoi protagonisti organizza per analogia la riflessione sull’esistenza e sull’esperienza dell’uomo.

E, d’altronde, da tale congerie di ipotetiche esplica­zioni rimane esclusa la realtà intrinseca del fenomeno mitico, che perdura come unica e incontrovertibile certezza nella lunga storia della sua elaborazione: ossia la qualità formale che include il mito nella più generale categoria del “racconto”. Per esplorare questo territorio occorre ripercorrere la via verso le origini con una domanda: cosa intendevano i Greci per mito? […]