I colori del Medioevo. Nella Toscana di Dante e Arnolfo di Cambio L'Europa dei comuni

Archeologia Viva n. 110 – marzo/aprile 2005
pp. 34-47

di Italo Moretti e Giuliano Pinto

Non solo guerre senza quartiere fra città o lotte fra Guelfi e Ghibellini

né solo frati che minacciano l’ira di Dio o pellegrini in marcia sulle vie della Salvezza ma una terra che dall’economia alle opere d’arte seppe esprimere al meglio il genio europeo

La Toscana del grande apogeo medievale, quella dei decenni a cavallo fra XIII e XIV secolo, la Toscana dei tempi di Dante, Arnolfo di Cambio e Giotto, si caratterizzava per la varietà dei paesaggi – forse ancor più differenziati di quanto non accada oggi – in rapporto alla distribuzione delle città e dei centri minori, alla tipologia degli insediamenti, alle forme di sfruttamento del suolo, alla presenza di boschi, di incolti, specchi d’acqua.

Il paesaggio mutava in rapida successione scendendo lungo il corso dei fiumi maggiori, dall’Appennino al mare, oppure percorrendo il litorale tirrenico dalla Lunigiana alla Maremma, o ancora scendendo da nord a sud lungo le grandi vallate interne.

Aree fittamente popolate, dalla densa maglia urbana, si alternavano ad altre dove il popolamento era più rado e la messa a coltura del suolo meno intensa. Il bosco e la macchia dominavano quasi incontrastati in alcune zone, in altre erano confinati in spazi esigui dall’avanzare dei coltivi.

In molte aree di pianura, così come accadeva in altre parti dell’Italia medievale, sorgevano vasti spazi incolti, resi tali dalla presenza di acque stagnanti o con debole ricambio. […]