Darwin (non solo) e l’Evoluzione A proposito di...

Archeologia Viva n. 108 – novembre/dicembre 2004
pp. 70-74

di Carlo Peretto

È quasi incredibile che solo da poche generazioni l’umanità abbia cominciato a comprendere le dinamiche della propria origine e della propria formazione nei milioni di anni: tanto incredibile che ancora qualcuno… non ci crede
L’osservazione sperimentale e scientifica ci ha aperto gli occhi: su di noi sul nostro pianeta e sull’universo

Cera una volta il mito… Si potrebbe iniziare così un dialogo sull’evoluzione e su quanto questa realtà abbia influenzato l’attuale pensiero scientifico e filosofico.
Sì, proprio il mito – come suggerisce Giovanni Pettinato nel suo libro La scrittura celeste, Mondadori – è stato il primo approccio alla conoscenza: una conoscenza fatta di pensieri, speculazioni, immaginazioni che sfociano in un’interpretazione del reale del tutto ipotetica, privata della minima razionalità. Siamo in Mesopotamia e le arti divinatorie hanno una centralità assoluta. Ogni fenomeno naturale, soprattutto celeste, è pretesto per interpretazioni nefaste o positive; fa la propria comparsa una schiera di oracoli e di astrologi e tratta di tutto diventando punto di riferimento per ogni possibile azione. L’uomo è alla mercé del volere degli dèi; la stessa regalità è una condizione divina, come vediamo in Gilgamesh, re di Uruk, più dio che uomo. Un mito che cerca una base scientifica nell’antichità delle osservazioni, quelle dei Caldei, che secondo vari autori classici risalirebbero nel tempo a settecentoventimila anni fa: d’altra parte era un tentativo di dimostrare che la saggezza o, meglio, la conoscenza derivano dall’elaborazione e dall’osservazione di tanti. La condivisione di una verità da parte di molti ne giustificherebbe la credibilità… Ma sappiamo, oggi, che non è così. […]