Isernia La Pineta: storie di cacciatori Paleolitico Inferiore in Molise

Archeologia Viva n. 107 – settembre/ottobre 2004
pp. 20-34

a cura di Carlo Peretto, Stefania Capini e Cristiana Terzani

In Molise le ormai pluridecennali ricerche su un’area frequentata da gruppi di cacciatori preistorici – oltre a consentire una dettagliata ricostruzione dell’ambiente che intorno a settecentomila anni fa caratterizzava la parte centrale della penisola italiana – stanno rivelando l’intera dinamica e i gesti stessi con cui gli uomini del Paleolitico inferiore sfruttavano le risorse animali

Ventidue anni fa la rivista americana «Nature» dedicava la copertina al giacimento preistorico di Isernia La Pineta. La novità della scoperta era nella gran quantità di reperti, ma anche e soprattutto nella loro antica datazione, benché anche a quel tempo, oltre a quello di Isernia, altri siti documentassero la presenza dell’uomo in Europa in epoche molto antiche (basti pensare alla grotta del Vallonet, presso Roque Brune a Cap Martin, nelle Alpi Marittime, che già allora era datato intorno a 900.000 anni fa).
Isernia La Pineta contribuiva in modo determinante a sostenere l’età remota del primo popolamento del nostro continente, rinfocolando il dibattito sulla possibilità che gruppi umani, con modi di vita complessi ed evoluti, fossero giunti sul nostro territorio ben prima di quanto si fosse ritenuto fino ad allora.

I tentativi di non accettare questa realtà emergente furono molti ed erano legati alla teoria della così detta “cronologia breve”, basata sull’assioma che l’uomo fosse arrivato in Europa solo a partire grosso modo da mezzo milione di anni fa. Per sostenere tale ipotesi si negavano i dati più evidenti. Si dubitò di tutto: delle modalità di formazione dei giacimenti più antichi, della deposizione primaria dei materiali, della qualità delle datazioni relative e radiometriche, degli studi paleontologici e via dicendo. […]