Guerrieri Principi Eroi. L’uomo, il prestigio e il potere Il potere dalla Preistoria al Medioevo

Archeologia Viva n. 106 – luglio/agosto 2004
pp. 36-47

di Maria Teresa Guaitoli e Franco Marzatico

Quali erano i segni distintivi dei capi a partire dalla Preistoria fino ai tempi delle invasioni barbariche?

Di quali codici di comunicazione si servivano le aristocrazie per esibire il potere e sfoggiare il proprio prestigio?

Un affascinante itinerario di ricerca condotto a cavallo delle Alpi fra le valli del Danubio e del Po oggetto di una splendida mostra al Castello del Buonconsiglio a Trento

Il guerriero, il principe e l’eroe. Tre figure archetipiche. In realtà, nei tempi più remoti si ha una certa assimilazione tra i tre personaggi, che riflettono due delle funzioni che stanno alla base dell’ordinamento gerarchico della società indoeuropea, appunto, la funzione regale e quella guerriera. Quella dell’eroe rimane una caratterizzazione in surplus che ciascuna delle due precedenti figure si è guadagnata attraverso meriti personali, e che costituisce una sorta di caratterizzazione “semidivina” a imperitura memoria.

Linguisticamente i termini connotanti accomunano due realtà che stanno esattamente ai poli occidentale e orientale del mondo indoeuropeo, vale a dire Roma e l’India, con rex e raja, che si rivestono di una funzione sacra e stanno a designare un concetto “conservatore” di autorità, a differenza del mondo greco (e quello germanico) che, al contrario, accentua l’aspetto per così dire “magistratuale” del sovrano, che è re in virtù dei propri meriti e dei propri attributi.

È il termine basileus, ‘capo-nobile’, infatti, che più comunemente designa questa funzione, e in particolare lo skeptouchos, il ‘portatore di scettro’, connotazione tipica dei notabili riuniti in assemblea, e che si tramanderà anche nel mondo italico, come designazione dell’oggetto, lo sceptrum, che insieme ad altri, come il lituo, la scure e la bipenne, identifica la sfera del potere aristocratico.

L’altro epiteto, sempre derivante dal miceneo, che in greco indica il re, è wanax, che connota il potere per antonomasia e che è spesso riferito anche agli dei. Il re che si comporta adeguatamente anche secondo i canoni della virtù guerriera, gode di altri privilegi che lo distinguono dal resto dei suoi sudditi; questi privilegi si traducono nel diritto ad avere cibi scelti nel corso del banchetto, doni preziosi, che fanno parte di quel processo di scambio-dono – prerogativa tipica di una società aristocratica – e che trovano nelle fonti, in particolare nell’epos omerico, tante testimonianze, suffragate dal riscontri nei ricchi corredi tombali di età micenea. […]