Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 106 – luglio/agosto 2004

di Piero Pruneti

Nella guerra in atto in Iraq e Palestina – fra le tante che più silenziosamente si consumano in territori meno strategici – c’è un aspetto primario del conflitto che non può non coinvolgere una rivista come la nostra, dove si parla del passato e si riflette sulla storia e sull’uomo. Questo aspetto è l’ignoranza che i due mondi occidentale e musulmano hanno l’uno dell’altro, con in più la forte supponenza dell’Occidente di avere tante cose da insegnare.

Sono due mondi che stanno raggiungendo una fase di massimo scontro per interessi e cause concrete bene individuabili – che certo non è questa la sede per analizzare – ma con l’aggravante di mettere in campo giustificazioni ideologiche di tipo medievale, fra cui l’asserita certezza di combattere una lotta, benedetta da Dio, del Bene contro il Male.

In tutto ciò la non-conoscenza, o se vogliamo la in-coscienza, dell’Occidente nei confronti del mondo islamico è profonda e poco giova il nostro viaggiare in massa verso mete esotiche, dove quasi sempre il “contatto” si riduce alla sfera dei grandi alberghi e delle località turistiche. Non è certamente da meno la in-coscienza dell’Islam verso di noi, con tutta la serie di pregiudizi che ne deriva, ma l’ignoranza è bene che ognuno curi la propria.

Quindi eccoci nel bel mezzo di uno scontro di civiltà – anzi, come vogliono alcuni, “per la Civiltà” – con la storia pronta, invece, a insegnare che la civiltà vera, amica dell’uomo, è quella che, avendo alla base il rispetto delle diversità, si diffonde con gli scambi culturali, le intese, le integrazioni, non quella che per imporsi usa la violenza (degli eserciti o dei kamikaze). Per quanto tempo ancora continueremo a seguire i profeti armati? C’è un libro che consiglio (lo segnaliamo a p. 88), dal titolo, I datteri di Babilonia, rassicurante e tragico a un tempo per il contrasto che esprime fra una felice immagine di benessere e l’attuale realtà tremenda del Vicino Oriente.

L’autore, il mite e arguto Giovanni Bergamini, archeologo, ha passato in Mesopotamia e nelle regioni limitrofe gli anni migliori della sua vita, a sfogliare «il grande libro della terra», alla ricerca delle antiche origini del nostro vivere civile. Ne è uscito questo racconto di esperienze culturali e umane che alla fine diventa un fermo atto di accusa verso la nostra disinformazione, contro quanti «si rifiutano di comprendere un mondo che solo superficialmente può apparirci remoto».

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”