Il ritorno del Campione: l’atleta di Taranto Scienze per l'archeologia

Archeologia Viva n. 105 – maggio/giugno 2004
pp. 68-74

di Gaspare Baggieri

Le prossime Olimpiadi di Atene offrono l’occasione per parlare di una tomba “dimenticata”: quella che ci ha conservato l’unico corpo di atleta arrivato fino a noi con il suo bagaglio di informazioni sull’attività e sullo stile di vita di un campione delle gare panatenaiche

Non abbiamo date esatte circa la nascita dei giochi a Olimpia, dove sorgeva uno dei santuari più importanti dell’Ellade, ma si suppone che nel 776 a.C. Ifito abbia chiesto all’oracolo di Delfi come avrebbe potuto salvare la Grecia dalle guerre fratricide e dalle carestie: gli fu risposto che era sufficiente che gli Elei ripristinassero i giochi che un tempo già si svolgevano nella famosa città del Peloponneso (Pausania V, 4-6). Si avviarono così i giochi, ininterrottamente, ogni quattro anni. Le fonti dicono che la prima olimpiade (776 a.C.) fu quella in cui Corebo di Elide vinse la gara dello stadio, mentre l’ultimo olimpionico fu Artabasdo, re di Armenia, che vinse nel pugilato (385 d.C.).

Nel 393 d.C., otto anni dopo, le Olimpiadi furono celebrate per l’ultima volta, e occorrerà attendere la fine del XIX secolo, quando il barone francese Pierre De Coubertin lancerà l’idea del loro ripristino. De Coubertin fece formale richiesta al “Congresso internazionale per lo studio e la diffusione dei principi sportivi”, che si tenne a Parigi nel 1894, proponendo l’ideale antico della fratellanza e della pace universale tra i popoli. Due anni dopo, nel 1896, ad Atene si celebrò la prima olimpiade moderna. In quell’occasione fu introdotta la gara della maratona, a celebrare il valoroso soldato che nel giorno della famosa battaglia (490 a.C.) corse la distanza di 42 chilometri per portare agli ateniesi la notizia della vittoria sui Persiani, morendo subito dopo per la fatica. […]