Demetra e Core: un mito per la Sicilia Civiltà greca

Archeologia Viva n. 105 – maggio/giugno 2004
pp. 54-67

a cura di Serena Raffiotta

Il dramma umanissimo della madre amorosa che cercò di salvare la figlia dal triste destino di regina degli inferi tanto da lasciare il marito Zeus e il consesso degli dèi sull’Olimpo ebbe il suo epicentro nel cuore dell’isola dove presso Enna la fanciulla venne rapita da Ade per entrare nel regno dei morti

La più antica denominazione della Sicilia è quella che ritroviamo in Omero, nel VI libro dell’Odissea: Thrinakíe. Da questo termine, per evoluzione linguistica, discenderà l’altro, più familiare di Trinacria. A chiunque l’osservi sulla carta l’isola appare come un triangolo rovesciato, figurazione geometrica che nel pensiero esoterico universale attiene sempre alla dimensione spirituale, profonda. Altre definizioni affini e altrettanto note: “triscele”, alla greca; “triquetra”, alla latina. Si tratta di denominazioni che alludono e rinviano a un simbolismo della rotazione, l’eterno moto circolare del divenire (del sole, secondo il punto di vista d’una minoranza di studiosi).

Ai livelli più arcaici di cultura, come altrove nel Mediterraneo, l’isola è certo caratterizzata dal matriarcato: il ruolo delle donne è più incisivo e determinante rispetto a quello maschile. La religiosità più diffusa e prevalente, come già a Creta, è quella della Grande Madre, espressione teologica dell’archètipo dell’eterno femminino, protagonista dell’evento unico della generazione e della cultura agraria, delle coltivazioni. […]