Pozzuoli: il porto di Roma Sulla costa campana

Archeologia Viva n. 105 – maggio/giugno 2004
pp. 34-48

di Fabrizio Paolucci

Per oltre tre secoli la città dei Campi Flegrei fu il principale scalo marittimo di Roma e dalle sue banchine transitarono tutte le merci e i viaggiatori dall’Oriente verso la Città Eterna Con un’operazione che trova pochi confronti in Italia il centro antico sullo storico promontorio è stato restaurato e reso percorribile nei sottosuoli del Rione Terra

Erano gli ultimi giorni di febbraio del 2 a.C. quando un mercante campano di ritorno dall’India lasciò inciso il proprio nome sulle pareti di una grotta in Wadi Mentith, una recondita oasi del deserto orientale egiziano, lungo la via carovaniera che univa il porto di Berenice, sul Mar Rosso, a Coptos, nella valle del Nilo. La firma-ricordo di Caius Numidius Eros, come si chiamava il viaggiatore, non è l’unica che ancor oggi è possibile leggere in quell’antro sacro al dio Min, protettore dei viandanti.

Appena due anni prima era passato di lì Laudanes, servo della gens puteolana dei Calpurnii, una delle famiglie più importanti della lontana città flegrea, che proprio durante il regno di Augusto, si era assunta l’onere di ricostruire interamente in marmo, tegole comprese, il capitolium di Pozzuoli. Questi e altri nomi ancora di mercatores incisi sulle pareti rocciose del deserto egiziano, come quelli di Publius Annius Plocamus, Caius Munatius o Titus Vestorius, costituiscono la testimonianza forse più esplicita e affascinante del ruolo che la Campania ebbe nel mondo antico, quale punto di partenza e di arrivo di rotte mercantili che si ramificavano per tutto il Mediterraneo, spingendosi sino all’Arabia e all’Oriente. […]