XIV Rassegna di Rovereto Archeologia e cinema

Archeologia Viva n. 104 – marzo/aprile 2004
pp. 80-83

di Claudia Beretta

Si è ripetuta puntuale a Rovereto la settimana del cinema archeologico contrassegnata da film e dibattiti dove sempre più l’attenzione verso il passato risulta indispensabile per orientarci nel presente
La XIV Rassegna si è conclusa con l’inattesa assegnazione del “Paolo Orsi” a un film albanese e a uno turco mentre il pubblico ha premiato dopo molti anni gli italiani

L’eccezionale colpo d’occhio della cupola di vetro progettata dall’architetto svizzero Mario Botta, da cui penetrano stralci di cielo, ha dato il benvenuto al pubblico della quattordicesima Rassegna internazionale del cinema archeologico, organizzata dal Museo Civico di Rovereto con Archeologia Viva e ospitata nel nuovo auditorium del Polo culturale e museale della città. Un ingresso modernissimo, proiettato nel cosmo, che in questa occasione dava però accesso ai misteri e alle profondità del passato, quello che ogni anno lascia le sale dei musei e gli studi degli archeologi per reclamare un proprio spazio, lo spazio che gli spetta, davanti al grande pubblico. È il cinema, che permette al passato di tornare presente, il cinema documentario, un mezzo straordinario di intrattenimento e divulgazione che si fa evento nei giorni della Rassegna. E la settimana del festival roveretano – che anche quest’anno ha goduto del patrocinio di due ministeri, quello della Cultura e quello degli Esteri – è davvero speciale, e non solo per i documentari: il foyer della sala cinematografica diventa crocevia di esperienze, confronti e incontri tra archeologi, artisti, operatori, appassionati. Insomma, un appuntamento di quelli che non si vogliono perdere. L’ultima edizione ha visto il rinnovarsi del biennale Premio “Paolo Orsi” – dal noto archeologo roveretano in onore del quale la Rassegna nacque quattordici anni fa – dedicato all’arte e all’espressione artistica nell’antichità.

Quattordici le nazioni rappresentate – per la prima volta anche Malta e Albania – in sessantacinque documentari, prodotti dalle emittenti televisive più famose o da piccole società private, dall’Europa, dagli Stati Uniti, dal Sudamerica, dal Medioriente. Unico l’intento, quello di ripercorrere e presentare in modo accattivante le culture più diverse, le storie di luoghi e popoli antichi, stimolando a una maggiore conoscenza di quello che accomuna o differenzia le varie civiltà, e che ha comunque influenzato nel corso dei millenni lo sviluppo di tutto il genere umano. In questa cornice ha trovato perfetta collocazione la mostra personale di Giuseppe Ripa, fotografo milanese, composta da due affascinanti reportage fotografici, “Memorie di Pietra”, sul sito di Angkor, in Cambogia, e “Anima Mundi”, che taglia trasversalmente luoghi e culture per offrire uno sguardo sul “mistero della fede” che accomuna tutti i popoli. […]