Archeologia Viva n. 104 – marzo/aprile 2004
pp. 22-37
Debora Barbagli, Giuseppina Carlota Cianferoni, Maria Cristina Guidotti e Anna Rastrelli
La mostra “Moda costume bellezza nell’antichità” in corso a Firenze è l’occasione per un itinerario tematico che dall’antico Egitto attraverso la Grecia l’Etruria e Roma si conclude con l’epoca copta
Quanto il mondo antico fosse permeato delle idee di bellezza e raffinatezza mostrano in maniera indiscutibile i molti materiali che ci sono giunti. E ai reperti si accompagna spesso la testimonianza degli autori, così prodighi di notizie su usanze, costumi e passioni dei loro contemporanei.
L’Egitto conosce fin da epoca preistorica l’uso del telaio: l’abbigliamento è contraddistinto da corti gonnellini (gli shendyt, abbondantemente rappresentati su bassorilievi e pitture) per gli uomini e lunghe tuniche aderenti per le donne anche se, con il passare del tempo, si assiste ad un progressivo arricchimento, con la diffusione, ad esempio, per entrambi i sessi, di tuniche dalle ampie maniche.
Come in tutto il mondo antico, particolari fogge di vestiario potevano contraddistinguere alcune classi sociali, come sacerdoti o funzionari. Tipico del mondo egizio era l’uso di parrucche, indossate in occasioni determinate, ma diffuse erano anche treccine posticce, né mancavano tentativi di colorazione di capelli con sostanze naturali (henné).
Le vesti, di solito bianche, erano festosamente arricchite da gioielli, in oro, pietre preziose, faïence o pasta vitrea; le enne indossavano bracciali e orecchini, gli uomini apprezzavano gli anelli. Fondamentale per gli antichi Egizi era la qua del corpo: olii e unguenti erano comunemente usati, un posto privilegiato avevano inoltre il trucco e la cosmesi.
La produzione di sostanze profumate ha avuto del resto una parte fondamentale nei rapporti commerciali del Mediterraneo antico, almeno fino alla tarda età del Bronzo (XVI-XII sec. a.C.): in questo contesto un ruolo importante fu ricoperto dall’isola di Cipro che esportava numerose spezie, come l’oppio (usato come sostanza estatica ma anche come analgesico), di cui danno testimonianza i peculiari contenitori, e il terebinto, la cui resina era impiegata per aromatizzare il vino. […]