Sulle vie di Paolo… con telecamera Archeologia e cinema

Archeologia Viva n. 103 – gennaio/febbraio 2004
pp. 82-85

di Alberto Castellani

Un lungo viaggio sulle strade della fede cattolica fra sacre scritture storia e archeologia sullo sfondo delle regioni orientali del Mediterraneo

Gli itinerari di evangelizzazione dell’Apostolo delle genti sono stati ripercorsi in anni di lavoro dalla troupe televisiva di Alberto Castellani e ora formano un video in sette puntate

Dopo oltre tre anni di lavorazione è pronto Paolo da Tarso al mondo, il nuovo serial audiovisivo in sette puntate di Alberto Castellani che ripercorre il cammino dell’Apostolo delle genti nei luoghi dove sviluppò la sua evangelizzazione: un impegno che ha visto la troupe delle Assicurazioni Generali percorrere in lungo e in largo Turchia, Grecia, Israele, Libano, Malta, Creta, Rodi, Siria, Giordania e, naturalmente, l’Italia.

Il programma ha il patrocinio della Biblioteca Apostolica Vaticana, dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale italiana e dell’Associazione ambientalista Mare Vivo. Archeologia Viva, che ha assicurato la comunicazione dell’iniziativa (dello stesso Castellani la rivista nel 1998 diffuse Ebla, la scoperta della prima Siria), insieme alla Radio Vaticana e al quotidiano «Il Gazzettino», propone, in anteprima sulla pubblicazione completa, alcuni stralci del diario di viaggio tenuto dal regista Castellani durante le riprese, un diario che a suo modo offre una rivisitazione completa dei viaggi di Paolo, in un Mediterraneo che l’Apostolo oggi stenterebbe a riconoscere, e che comunque restituisce nel modo più genuino il senso di un impegno che spazia dalla storia all’archeologia.

Damasco (Siria), 11 settembre 2001

Una ventina di chilometri dalla città, i contrafforti del Gabeil el Assouad, una piccola catena di alture formate da rocce basaltiche, annunciano la località di Kawkab (in arabo significa ‘stella’). Al margine della strada che conduce fuori del paese c’è una collina dal nome curioso: Tell Mar Boulos, letteralmente ‘collina di Paolo’.

È qui che, secondo tradizione, sarebbe avvenuto l’episodio della folgorazione citato dagli Atti degli Apostoli e immortalato dalla storia dell’arte in innumerevoli proposte. Un santuario di recente costruzione ha sostituito l’originaria cappella; l’impatto scenografico è discutibile… Sono le prime ore del pomeriggio.

Il luogo non è frequentato e il silenzio è rotto solo dai commenti della nostra troupe appena arrivata. Squilla un cellulare. Un funzionario dell’Ambasciata italiana ci informa dell’attacco alle torri gemelle e consiglia di rientrare al più presto in città. Il mondo sta già vivendo in presa diretta il dramma di New York, mentre noi non riusciamo ancora a coglierne la dimensione. Poco dopo sul televisore dell’albergo vediamo senza interruzione le immagini che ormai tutti conosciamo.

Ci sembrano un gigantesco videogame commentato in una lingua che con comprendiamo. Dal Gebel Qasiyum, un’altura che domina la città, Damasco si propone più che mai come l’antica Dammascek, la ‘città dell’irrigazione’, l’oasi di biblica memoria. Molti damasceni, come accade nelle serate afose, si sono portati fin quassù alla ricerca di un po’ di sollievo.

Le radioline alternano le consuete musiche locali a resoconti sempre più concitati dei corrispondenti. «E ora, cosa dobbiamo aspettarci?», ci chiede Fawaz, il nostro accompagnatore, in un discreto italiano. Sul vicino Gemel Qalamun i radar delle batterie antiaeree ruotano come sempre. Ma lo loro presenza è più che mai inquietante. […]