A Sasso Pisano un complesso sacro-termale etrusco Dentro lo scavo

A Sasso Pisano un complesso sacro-termale etrusco

Archeologia Viva n. 103 – gennaio/febbraio 2004
pp. 64-67

di Anna Maria Esposito e Maurizio Martinelli

In Toscana lungo l’antico itinerario fra Volterra e Populonia è tornato alla luce un vasto complesso sacro-termale

Un legato al culto delle acque in un’area dove da sempre i fenomeni geotermici hanno influenzato la vita degli abitanti

Dal 1985 la Soprintendenza per i beni archeologici per la Toscana sta progressivamente riportando alla luce, nelle immediate vicinanze del piccolo borgo di Sasso Pisano (Comune di Castelnuovo Val di Cecina – Pi), in un sito denominato significativamente Il Bagno, un complesso architettonico di eccezionale interesse.

L’area direttamente interessata dalle strutture si trova sulla strada tra le antiche città etrusche di Volterra e Populonia, alla confluenza delle valli dei fiumi Cecina e Cornia (al confine tra la provincia di Pisa e quella di Grosseto), in un ambiente naturale di grande suggestione, caratterizzato ancora oggi da un’intensa attività geotermica, in cui ben si spiega la presenza di un ben organizzato complesso architettonico sacro-termale legato al culto di divinità salutari.

Una tegola con bollo in lettere etrusche

Le prime notizie sulla presenza di resti antichi nel sito risalgono a una trentina d’anni fa, quando fu portata all’attenzione degli studiosi una tegola con bollo in caratteri etruschi, non attestato in altre località, che, sciolto dall’etruscologo Giovanni Colonna in spural huflunas (spural significa ‘della città’), faceva supporre l’esistenza in quel luogo di un edificio di carattere pubblico, del quale solo pochi resti di colonne e capitelli di tufo, peraltro sporadici, sembravano conservare il ricordo.

Lo scavo ha rivelato invece l’esistenza di un complesso articolato e con diverse fasi di vita, finora solo parzialmente riportato alla luce. Alla fase più antica, ancora pienamente ellenistica (III sec. a.C.), sono riferibili i resti di una grande stoá d’ordine dorico realizzata in blocchi squadrati di calcare locale.

In un secondo momento, intorno alla metà del II sec. a.C., alla stoá si aggiungono due impianti termali con diversi sistemi di vasche e vani d’uso, tutti coperti da tetti di tegole, molte delle quali marcate col solito bollo, e coppi di diversi tipi e dimensioni.

Poco discosto sorgeva un edificio articolato in numerosi vani quadrangolari, solo parzialmente rimessi in luce, che dovevano avere una funzione commerciale (botteghe, ambienti per il soggiorno dei frequentatori ecc.). Il carattere sacro del complesso è confermato dal ritrovamento di due statuette: una Menerva in piombo e stagno, di un tipo diffuso nel II sec. a.C. in Etruria settentrionale, ma soprattutto in ambito volterrano, e una piccola offerente in bronzo anch’essa di netta impronta volterrana. […]