Bianchi Bandinelli: una vita fra passato e presente Personaggi

Archeologia Viva n. 102 – novembre/dicembre 2003
pp. 90-92

di Sergio Rinaldi Tufi

Archeologo e storico dell’arte antica fu una figura emblematica della cultura italiana: fondamentali le sue proposte metodologiche per l’archeologia etrusca greca e romana e la sua concezione del “mestiere” di archeologo fra professionalità e ruolo sociale

Il fascino della personalità di Bianchi Bandinelli risiede nella tensione continua fra molteplicità e unità, fra scetticismo e fede, fra la sua natura di uomo romantico e l’aspirazione a una classicità sinonimo di ordine e di perfezione… La sua biografia personale è un groviglio di culture differenti e di pulsioni contrastanti che si intrecciano con i tratti dell’uomo del Novecento». Così Marcello Barbanera, docente presso “La Sapienza” di Roma e da anni interessato alla storia – sotto i più diversi aspetti – dell’archeologia italiana, tenta di delineare in sintesi le caratteristiche di una delle più complesse figure di studioso del secolo scorso e a questo tentativo giunge a conclusione di un grosso lavoro: Ranuccio Bianchi Bandinelli. Biografia ed epistolario di un grande archeologo, appena edito da Skira. Il volume fornisce un’abbondante documentazione inedita, che consente di orientarci in quella complessità.

Nato a Siena nel 1900 da famiglia di antica nobiltà, precisamente dal conte Mario e dall’aristrocratica tedesca Margherita Ottilia von Korn, nel 1925 si laureò in Etruscologia a Roma con Antonio Minto. Certo, era uno studente un po’ speciale: poco dopo la laurea, nella villa di famiglia (il “Pavone” di Geggiano, presso Siena), riceveva il suo maestro e altri tre illustri archeologi (Ducati, Giglioli, Pernier) i quali, proprio attraverso la mediazione del conte Mario, contavano di incontrare in città il presidente del Monte dei Paschi per chiedere un finanziamento in vista della creazione di un centro di ricerca (quello che poi sarebbe diventato l’Istituto di Studi Etruschi). […]