Santo Stefano di Garlate: duemila anni di storia Dentro lo scavo

Archeologia Viva n. 102 – novembre/dicembre 2003
pp. 74-79

di Fabrizio Paolucci

In Lombardia la bella cittadina sul lago di Lecco ha riscoperto la propria antichità con uno scavo nella chiesa parrocchiale che getta luce sui temi e i modi della diffusione nelle campagne della nuova religione cristiana

Le chiese che sorgono nelle nostre città e campagne nascondono in molti casi una storia plurimillenaria, spesso ben più antica delle mura e delle architetture che ancora possiamo ammirare. In questi edifici si stratificano le testimonianze di vicende secolari, che narrano, attraverso le mutilazioni o gli ingrandimenti subiti nel tempo, la storia e la fortuna di quelle comunità che, nel tempio cristiano, riconoscevano il centro del proprio mondo spirituale e culturale. Un caso eloquente è fornito dai risultati emersi da uno scavo condotto per tre anni consecutivi a Garlate nella chiesa di S. Stefano, la parrocchiale di un grazioso paese medievale affacciato su un ramo del lago di Lecco. L’edificio, che oggi vediamo in elevato, testimonia già da solo, con le strutture romaniche superstiti, le cappelle barocche e i rifacimenti ottocenteschi, le vicissitudini di una storia lunga e travagliata, ma solamente gli scavi condotti sotto il pavimento della chiesa attuale hanno consentito di conoscere un passato ben più antico che prima era possibile solo ipotizzare. Infatti, numerosi indizi, come il ritrovamento nel XIX secolo di alcuni reliquiari tardoantichi sotto l’altare e la presenza di elementi architettonici erratici, ugualmente riferibili a un edificio del periodo paleocristiano, lasciavano intuire l’antichità del culto cristiano in quel luogo, anche se mancava la certezza che proprio la chiesa di S. Stefano dovesse essere considerata l’erede di quella lunga storia.

Infatti, sino alla fine del XVI secolo, in prossimità dell’edificio odierno sorgevano ben altre due chiese, la collegiata di S. Agnese e l’oratorio di S. Vincenzo, che furono entrambe ritenute irrecuperabili per la loro vetustà e condannate alla demolizione per iniziativa del cardinale Carlo Borromeo che effettuò una visita pastorale nella zona nel 1565. Fu proprio in quest’occasione che gli antichi reliquiari, fra i quali una pregiata teca in argento sbalzato addirittura del IV secolo, furono rimossi dall’altare della chiesa di S. Agnese e traslati nella parrocchiale di S. Stefano, da quel momento l’unico edificio religioso rimasto in paese. Si può ipotizzare, quindi, che proprio la scomparsa della collegiata dedicata a sant’Agnese, cioè a una martire il cui culto fu particolarmente diffuso nella Roma del IV e V secolo, abbia rappresentato in età paleocristiana, l’edificio ecclesiastico di maggior importanza; ma questo non escludeva che anche le altre due chiese, quella di S. Vincenzo, in origine forse dedicata a san Lorenzo, e quella di S. Stefano, la parrocchiale attuale, potessero vantare un’origine ugualmente antica. Gli scavi degli ultimi anni hanno consentito di dare certezza a questa ipotesi, ricostruendo una storia che affonda le radici in epoca romana. […]