Ligabue: i primi trent’anni Ricerche italiane nel mondo

Archeologia Viva n. 102 – novembre/dicembre 2003
pp. 54-72

di Giulia Pruneti, Viviano Domenici, Donald C. Johanson e Giancarlo Ligabue

Il prestigioso Centro Studi Ricerche Ligabue di Venezia presenta il bilancio scientifico delle sue prime tre decadi di vita
Un lungo cammino nato con le sensazionali scoperte di resti di dinosauro e proseguito nella ricerca di ogni aspetto del passato utile alla comprensione dell’uomo e del suo pianeta

Compie trent’anni il Centro Studi Ricerche Ligabue. Sono molti per un’associazione che promuove indagini preistoriche, archeologiche, paleontologiche e naturalistiche in ogni parte del globo, avvalendosi delle migliori collaborazioni, ma incentrandosi sulla figura di un solo uomo, grande appassionato e sostenitore della ricerca scientifica, ricercatore egli stesso. Significa che un sentimento profondo anima tutto questo. Diversamente il feeling si sarebbe rotto da tempo. Giancarlo Ligabue, settant’anni e tanto entusiasmo, è a capo di una grande azienda (il Gruppo Ligabue, fondato dal padre Anacleto nel 1919) specializzata nel campo della ristorazione su navi, piattaforme e aerei, leader nel settore (trenta milioni di pasti l’anno), oltre tremila addetti di cinquantuno etnie…

Meraviglia, quindi, sapere che l’uomo ha conseguito un dottorato di ricerca in Paleontologia prosso la Sorbona di Parigi e ricevuto ben quattro lauree honoris causa: a Modena in Scienze naturali, a Venezia in Lettere e Filosofia, a Lima (Perú) in Archeologia e ad Asgabat (Turkmenistan) in Storia e Archeologia. Meraviglia, perché non va per la maggiore il grande imprenditore che divide la vita fra iniziativa economica e attività culturale (di quella autentica che “produce” conoscenze di base, senza dimenticare di comunicarle).

Il simbolo del Centro Studi e Ricerche Ligabue è la ricostruzione grafica di un sigillo del III millennio a.C., proveniente da una regione dell’Afghanistan nota in epoca storica come Battriana. Gli abitanti della Battriana intrattenevano stretti contatti con l’occidente iranico e con le terre al di là dell’Himalaya, lungo quella direttrice commerciale che sarà nota in seguito come Via della Seta. La cultura materiale di questa civiltà era ricca e varia, con una produzione metallurgica molto sviluppata anche sul piano artistico. Straordinari erano i sigilli a stampo della Battriana. In quello scelto come simbolo del Centro si distingue un personaggio alato, con testa di rapace, assiso sulle spire di un serpente: «una composizione – spiega Ligabue – che ci è sembrata sintetizzare i campi di nostro interesse. Su tutto domina la figura dell’Uomo, soggetto e oggetto di ogni ricerca; poi l’animale anguiforme, che evoca i mostri latenti nei sogni-favola dell’essere umano e il mondo animale in genere. Infine, l’oggetto in sé stesso, che invita alla conoscenza del nostro passato». Per il trentennale del Centro siamo andati a trovare Ligabue nella sua Venezia (non occorre l’indirizzo, tutti i veneziani ti sanno ndicare i suoi uffici, la sua biblioteca, la sua casa..). Per capire come tutto questo funzioni. […]