Incontro con Severino Saccardi La voce della storia

Archeologia Viva n. 101 – settembre/ottobre 2003
pp. 92-93

Intervista di Giulia e Piero Pruneti

«Una società che non si relaziona con il passato è destinata a isterilirsi»

«Eros e Thanatos: la storia è ambivalente»

«È vero che il futuro ha un cuore antico»

«Bisogna confrontarsi con l’inedito che segna i percorsi dell’umanità»
«Attenzione alla storia dei vinti»
«La tutela delle identità non si può scambiare con la regressiva ricerca del piccolo»

Proseguiamo con Severino Saccardi la serie di interviste che Archeologia Viva dedica al rapporto fra l’Uomo e la Storia, con l’intento di far emergere pensieri e riflessioni che ci aiutino a rapportare il passato con la realtà dei nostri giorni.

Severino Saccardiè nato a Gaiole (Si) nel 1949. Laureatosi a Firenze in materie letterarie, insegnate, negli anni Settanta si avvicina a “Testimonianze” (la rivista fondata da Padre Balducci nel 1958), assumendone la direzione nel 1997. La sua intensa attività di pubblicista si è a lungo rivolta al dialogo tra sinistra e movimenti indipendenti dell’est (a cui è dedicato, subito dopo gli storici avvenimenti el 1989, il volume Il continente ritrovato) e alla difesa dei diritti umani nel mondo.  […]

D: Professor Saccardi, esiste la storia? È utile il confronto col passato?

R: Esiste nel senso che esiste la memoria dell’uomo. Il confronto con il passato è fecondo e vitale. Una società che non si relaziona con il senso e il ricordo delle proprie radici è destinata a isterilirsi. Direi che questo è un punto di grande attualità perché oggi tendiamo a vivere in una dimensione di appiattimento su una sorta di indistinto presente. Abbiamo poca memoria – lo stesso studio della Storia nelle scuole non ha lo spazio e il respiro che meritereebbe – e per questo forse è scarsa la progettualità nel presente e sembra essersi affievolita la spinta verso la costruzione di un diverso domani.

Con ciò non voglio dire che dobbiamo avere un rapporto nostalgico con il passato. Proprio riguardo al rischio di una visione puramente museale della storia, Ernesto Balducci diceva che i muesi nascono quando le civiltà muoiono.

D: La storia ha un itinerario o è un insieme casuale di fatti?

R: Per troppo tempo abbiamo subito l’idea di una storia connotata in senso deterministico, che andava necessariamente in una certa direzione. Ora le grandi narrazioni e i grandi sistemi sono finiti, come le ideologie che hanno contrassegnato il Novecento. Ciò non significa che la storia non abbia segni riconoscibili. Ha un suo senso e va ricercato. Per capire che cosa sto cercando di dire, è forse bene ricorrere a una storiella di origine ebraica.

C’è un rabbino che ha un uccellino tra le mani chiuse e domanda alla persona che ha davanti: “Secondo te è vivo o morto?”. E l’altro: “Dipende da te, se lo soffocherai o lo lacerai andare”: Ecco, più che retrospettivamente, penso che il “senso della storia” lo si debba vedere in prospettiva, cercando di ripensare il senso del percorso che sta alle nostre spalle, per costruire, in direzione del futuro, e nelle scelte che siamo orientati a compiere, qualcosa che assomiglia a un progetto con un’identità riconoscibile. […]