I Bronzi di Riace e il ritorno dei Sette Obiettivo su...

Archeologia Viva n. 101 – settembre/ottobre 2003
pp. 70-77

di Paolo Moreno

Quasi certamente i due eroi venuti dal mare sono Tideo e Anfiarao appartenenti al tragico gruppo bronzeo dei “Sette a Tebe” realizzato per l’agorà di Argo da Agelada e Alcamene: gli stessi a cui si deve la decorazione del tempio di Zeus a Olimpia

La scoperta della somiglianza dei Bronzi di Riace con le sculture del tempio di Zeus a Olimpia (471-456 a.C.) ha spalancato un orizzonte imprevisto per la cronologia e l’attribuzione delle celebri statue rinvenute il 1972 nel mare Jonio, offrendo insieme la soluzione al più tenace mistero dell’archeologia greca: la personalità del cosiddetto Maestro di Olimpia, cioè di chi abbia eseguito le sculture in marmo che decoravano il tempio nel santuario, sede delle gare atletiche.

Il Bronzo A di Riace è impostato come lo Zeus di Olimpia nel centro del frontone orientale; il volto è come quello di Oinomao, re di Pisa, nella stessa scena, o dell’Atlante nella metopa con Eracle e i pomi delle Esperidi. La testa del Bronzo B richiama l’Eracle che lotta col Toro o con Gerione su altre lastre (metope) del fregio dorico dello stesso tempio di Olimpia. Grazie all’affinità della barba con quella della statua del dio Ermete opera di Alcamene, già era stata avanzata, da parte dell’archeologo greco Geórgios Zontás (1984), l’eventualità che il Bronzo B fosse del medesimo autore: il che viene confermato dalla contiguità del volto del dio rispetto ai Centauri del timpano occidentale di Olimpia riferito ad Alcamene da Pausania.

Per il frontone orientale del tempio, si è compreso che il nome di Paionio, sempre avanzato da Pausania, era frutto dell’errata interpretazione di un’epigrafe. La critica archeologica vi aveva comunque riconosciuto il carattere di un bronzista argivo, in coincidenza col fatto che le imprese di Eracle nelle metope sono illustrate secondo le tradizioni di Argo. Poiché la terra di riempimento (terra di fusione) del Bronzo A è quella di Argo, e la figura trova rispondenza nella ceramica attica alla metà del V sec. a.C., per la sua realizzazione si è pensato ad Agelada il Giovane, che allora dominava ad Argo, e che in questo modo diventa anche il miglior candidato all’attribuzione delle sculture di Olimpia, realizzate con la collaborazione di Alcamene. […]