Nike: gli eroi dell’agone Gli sport in Grecia e a Roma

Archeologia Viva n. 101 – settembre/ottobre 2003
pp. 54-69

di Fabrizio Paolucci

Sulle piste di Olimpia e di Delfi nacque la figura dell’atleta professionista le cui vittorie erano motivo d’orgoglio di interi popoli e divenivano materia di canto per i poeti
L’occasione del tema è offerta dalla mostra in corso al Colosseo dove si esalta il legame fra sport e cultura

Fra i numerosi cliché, che gravano sul mondo greco di età arcaica e classica (VII-V sec. a.C.), uno dei più tenaci è forse quello che individua nello “spirito agonale” ellenico una delle espressioni più originali e tipiche di quella cultura. Questo mito riconosceva nell’Ellade la terra di nascita dei giochi ginnici, o agoni, e immaginava un’idillica società di atleti che, sdegnosi di ogni ricompensa materiale, praticavano uno sport fine a se stesso, senza altra aspirazione che una gloria eterna.

Tale errata ricostruzione, che oggi può farci sorridere, non rimase, comunque, priva di positive conseguenze, poiché proprio a questi utopici “ideali olimpici” si ispirò l’azione di Pierre de Coubertin, quando, sul finire del XIX secolo, riuscì nell’impresa di riesumare, a quasi due millenni dalla loro scomparsa, gli antichi giochi panellenici di Olimpia.

Eppure, per intuire quanto la visione del padre delle Olimpiadi moderne fosse lontana dalla realtà e dalla cultura antica, basterebbe leggere il verso 48 della quarta Istmica di Pindaro, dove, con totale assenza di fair play, il famoso poeta greco afferma esplicitamente che si gareggia per vincere e che qualsiasi mezzo è buono per conseguire lo scopo. In realtà lo sport, nel mondo greco, non fu mai dilettantistico o amatoriale, ma aveva, come protagonisti, professionisti che investivano ingenti ricchezze nell’esercizio fisico del proprio corpo e che, quando gareggiavano, difficilmente si auguravano che potesse vincere il migliore. […]