Roscigno: figli di un’Italia minore Fra Greci e Romani

Archeologia Viva n. 101 – settembre/ottobre 2003
pp. 20-34

di Giovanna Greco

In provincia di Salerno la parte più interna del Cilento conserva un territorio appartato che nell’antichità preromana ricoprì un ruolo fondamentale nei rapporti fra i versanti tirrenico e ionico dove le popolazioni indigene scambiavano i loro prodotti con i mercanti delle colonie greche della costa
Il fascino di un paese abbandonato per frana che si fa custode silenzioso di una memoria millenaria

Chi arriva a Paestum, attratto dalla fama e dalla maestosità dei templi della Poseidonia fondata dai Greci, dedica le poche ore disponibili a una suggestiva quanto rapida visita al parco archeologico e al museo, senza troppo considerare i colli che fanno corona alla città antica, al di là dei quali, per la gran massa dei turisti, è un territorio ignoto, senza particolari attrattive. È questa marginalità, a cui sembra destinato il Cilento interno, che nel corso del tempo ha alimentato l’immagine di una terra montuosa, coperta di boschi, aspra, in gran parte disabitata almeno fino a tutto il Medioevo.

Le poche fortuite scoperte sono rimaste a lungo episodi sporadici, mentre le indagini sempre più si polarizzavano sui due centri maggiori della fascia costiera tirrenica: Elea/Velia a sud e Poseidonia/Paestum a nord. Negli ultimi decenni sono però cambiate le strategie della ricerca archeologica e finalmente un po’ d’attenzione è stata rivolta all’interno. Anche qui la realtà antica si presenta quanto mai diversificata e complessa – tutt’altro che marginale o isolata – con insediamenti indigeni, fattorie, santuari, vie di transito che fanno del Cilento interno un comprensorio ricco, dalle molteplici emergenze archeologiche e storiche. […]